I quattro enigmi degli eretici



Armando Comi
I quattro enigmi degli eretici
Newton Compton
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Una profezia che non deve avverarsi. Un uomo determinato e visionario. Due sette in lotta tra loro da secoli, tre brevi frasi che tuttavia in pratica riassumono l’intero romanzo. Si parte da un simbolico antefatto: in una notte d’autunno, a Roma, un cavaliere di una società segreta con in testa una corona con dieci corna uccide un neonato, abbandonato davanti a una chiesa e salvato da un sacerdote, per impedire l’avverarsi di un’inquietante profezia. Quel bambino dovrebbe essere colui che un giorno avrà a disposizione un magico specchio in grado di sconvolgere il mondo. Ma l’assassino non si rende conto che il neonato aveva un gemello.
Cinque anni dopo Cola di Rienzo, il predestinato a diventare Tribuno e più, in veste di novello Tiberio Gracco, guidato da un sogno premonitore, è alla spasmodica ricerca di uno specchio occulto: lo Speculum in Aenigmate. Si tratta di un manufatto magico ricavato con la pietra della corona di Lucifero, prima della caduta. Ma Cola di Rienzo non è il solo a cercarlo. Da secoli due sette in guerra tra loro, quella della Fedeltà e quella delle Ombre, tentano di entrarne in possesso.
Una storia intrigante con una serie di indovinelli dominati da un unicorno da risolvere man mano che si scoprono gli indizi. E, mentre la trama avanza e un’incontrollabile violenza dilaga per le strade di Roma e del Lazio, il sangue che scorre sembra infettare gli animi di tutti i personaggi. Trama densa di azione, costellata di battaglie, dove il soprannaturale si manifesta con spiriti richiamati dagli inferi e teschi che svelano segreti. Sogni premonitori per salvare l’umanità o trascinarla nel caos? Animati inizialmente da buone intenzioni, di migliorare la vita degli ultimi, di difendere la fede, i personaggi, tutti o quasi accecati dalla brama di potere, arriveranno a compiere esecrabili azioni nelle quali è impossibile riconoscersi. Una lunga rossa e laida scia di sangue traccerà la via anche del protagonista, dell’eletto tribuno romano. La caccia allo specchio distorcerà per sempre la visione della realtà, confondendo i buoni con i cattivi e viceversa?
Il romanzo di Armando Comi è dedicato alla discussa storia della vita di Cola di Rienzo. Gran parte degli episodi folli e crudi raccontati ne “I Quattro Enigmi Degli Eretici”, sono realmente accaduti, come sono vere sono quasi tutte le battaglie. Le famiglie dei nobili romani sono storicamente esistite, Colonna, Orsini, Caetani, Stefaneschi e Savelli ecc. ecc. Appare e scompare in un breve cameo genovese Francesco Petrarca. E invece il personaggio principale, il promotore degli eventi è Cola di Rienzo, il rosso crinito, la leggendaria figura storica che governò Roma, per pochi mesi nel 1347. Fu al centro di un grande scontro tra il potere del papato, trasferito ad Avignone, e le grandi famiglie, i baroni romani. Cola tentò di riformare Roma. Emise nuovi ordinamenti di giustizia: provvedimenti contro la violenza per le strade, per un’equa distribuzione del grano, per impedire ai baroni di impadronirsi di case e ponti cittadini. Si autodefiniva “l’ultimo dei tribuni del popolo” e sognava di riportare la città alla grandezza del periodo repubblicano…. Ma per arrivarci, in I quattro enigmi degli eretici, Cola dovrà affrontare visioni notturne, fenomeni soprannaturali e spaventosi riti negromantici per risolvere una serie di enigmi. I particolari sono schifosi, spesso sanguinari fino all’eccesso. I personaggi sono terribili. Difficile se non impossibile sfuggire al male, si sconfina continuamente in un delirio di ossessioni che senza tregua apre la strada alla follia. Come può un prescelto, un predestinato da Dio,uccidere tanta gente innocente solo per raggiungere i suoi scopi? Cola di Rienzo è un uomo che ha degli ideali nobili, ma sarà la vittima di sé stesso e del suo delirio di onnipotenza, destinato ad annullarsi in un amaro epilogo.
Una fiction ben costruita, che intriga e anche storicamente valida, salvo alcune date e interpretazioni dei fatti forzate mi pare per necessità narrative. Belli, suggestivi e molto stuzzicanti i disegni, inseriti nel testo. Ben costruite le figure del romanzo completamente inventate, quali la crudele, sanguinaria, mostruosa e  perversa femminista ante litteram Giovanna Orsini; l’inquieta e dolorosa Luna, simbolo di tante donne esistite e accusate di stregoneria, donne che invece erano semplicemente guaritrici ed esperte utilizzatrici di erbe e l’irraggiungibile e misterioso ago della bilancia: Pseudo.
Rendo merito all’autore per le note esplicative su numerosi personaggi reali e vicende del romanzo a fine volume, in gran parte utili e corrette. Unico minimo neo: visto le poche o nulle conoscenze  di cui disponiamo sull’utilizzo della biancheria femminile nel medioevo avrei evitato di parlare di mutande (di cui invece si certifica storicamente l’uso per gli uomini ) anzi di “mutandine” appartenenti a Luna nel capitolo 62.

Patrizia Debicke

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