Il commisario Cataldo e il caso Tiresia – Luigi Guicciardi



Luigi Guicciardi
Il commisario Cataldo e il caso Tiresia
Damster
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Giovanni Cataldo commissario capo della questura di Modena,  ormai  ha raggiunto il massimo della carriera. Ma gli anni avanzano, ormai sono quasi sessanta. Il suo matrimonio è finito da tempo, , sebbene mantenga ottimi rapporti con l’ex moglie Alice tanto che, dopo la morte dell’avvocato che gliel’aveva portata via, lontano fino  a Reggio Calabria , da  due anni  è tornata a vivere  a Modena , con i loro figli, Eleonora  che oggi  ha vent’anni e Francesco sedici. 
Per un po’ Cataldo,  prima e dopo il  loro arrivo, aveva creduto davvero  alla possibilità di una nuova vita con Annachiara, restauratrice di mobili antichi  tanto più giovane di lui.  Ma anche con lei era  riemerso con prepotenza  il  vecchio difetto di  non sapersi mai lasciare andare. E allora pian piano erano subentrati tra loro  i primi screzi, poi  c’era stata la rottura, forse inevitabile. Ora per curare la malinconia, sta  passando  una vacanza  da solo a Marina di Vito Fumo a due passi da Napoli, lontano da lavoro e da tutti
Passa le giornate tra telefonate a un vecchio amico e l’ascoltando la radio poi però, mentre si prepara la cena accende la televisione…
Il TG1 è appena cominciato, una cronista giovane e carina snocciola uno dopo l’altro i fatti della giornata quindi, quasi in chiusura l’ultima notizia appena passata : il feroce e barbaro delitto a Modena con  la vittima, una giovane  donna, la proprietaria di un vivaio,  ritrovata dal marito in casa sua con la gola tagliata  e brutalmente mutilata. La mattina dopo La Repubblica, data l’efferatezza del crimine, aggiungerà appena il nome Vanessa Bertoni e  pochi macabri  particolari, ma quel nome ricorderà a Cataldo di aver probabilmente conosciuto e frequentato anni prima la sorella maggiore della morta, Cristina  e allora, incuriosito,  telefona al suo vice, l’ispettore De Pasquale e chiede maggiori informazioni. È stato un omicidio crudele, la vittima è stata uccisa a pugnalate e dopo la morte l’assassino le ha cavato gli occhi e ha inciso un numero che pare il 27 su una guancia. La donna aveva ancora su di sé i gioielli. La rapina pare da escludere : il movente va ricercato altrove…
Quel delitto lo chiama come una sirena tanto che Cataldo decide di finire le sue vacanze e rientrare  in anticipo.  Raggiunge Modena e  subito assume il comando delle indagini, ma il  caso, precipita rapidamente e assumere presto tratti angosciosi che suggeriscono  un assassino seriale. Il giorno  dopo il suo ritorno, infatti, un’altra donna, avvocato di  professione, Maura Zannoni viene ammazzata  nel suo studio. Come  la Bertoni è stata pugnalata e mutilata. Anche a lei hanno cavato gli occhi,  presumibilmente servendosi di una lama o di un attrezzo molto affilato.
Apparentemente la Zannoni, che viveva con una compagna, non aveva nemici. Non ci sono testimoni che abbiano visto o sentito qualcosa.
Cosa  mai può legare queste due persone che non si conoscevano, non  facevano lo stesso  lavoro e per di più avevano  una diversa cultura ed estrazione?  Cataldo si intestardisce a cercare ma non riesce a trovare dei punti, degli interessi o delle frequentazioni in comune.  E allora cosa mai può ipotizzare?  Potrebbe forse  trattarsi di vendetta? Ma per cosa?
Intanto però le morti non si fermano e presto la polizia dovrà affrontare un successivo e praticamente identico  delitto  che farà salire a  tre il numero delle persone barbaramente  assassinate in meno di sei giorni. Una vera catena di spaventosi e inspiegabili  omicidi.  Potrebbero essere  dei delitti concepiti dalla mente  di uno psicopatico, come ipotizzano  il questore e una profiler convocata a Modena, o dietro  tutto questo magari  c’è il disegno di una mente sottile.
O magari un qualche movente preciso? Ora poi cosa farà il killer, perché ormai di killer si comincia a parlare? Colpirà ancora?
Coadiuvato dall’ispettore De Pasquale e da Dario  Ghigi,  un nuovo  enigmatico agente che il questore ha integrato nell’equipe, Cataldo non  può indugiare, la pressioni degli organi superiori  di polizia e dei mezzi d’informazione cresce, costringendo l’investigatore a  una pericolosa corsa contro il tempo perché  bisogna a tutti i costi  individuare e riuscire a fermare l’assassino. Arduo percorso quello di Cataldo e della sua  squadra. Ma il commissario  va dritto per la sua strada e, piano piano, con indizi e piccole verità, nonostante interrogatori e arresti non risolutivi, rendendosi  conto  di dover cambiare  mira, fa dietro front  per poi ricominciare  a scavare  a fondo  in  un diverso e angosciante crogiuolo di passioni con storie antiche che cominciano ad  affiorare dal passato, mischiandosi subdolamente al presente..  Ciò nondimeno un  Cataldo tormentato,  pur  continuando a girare  in tondo e  brancolando nel buio,  non si ferma. E  non sbaglia perché  la soluzione c’è,  ci sarebbe,  anzi è là a portata di mano,  basta insistere, scavare più a fondo tra i segreti del passato per intuirla e coglierla al volo e arrivare a  scoprire chi sta spargendo tanto sangue.
Un thriller ben concepito,  questo ventiduesimo, se non erro, episodio della saga di Giovanni Cataldo con una narrazione che sa immergerci di continuo nelle sensazioni, nelle reazioni emotive e nel punto di vista del killer mentre contemporaneamente riesce a renderci partecipi delle emozioni, della professionalità e dei suoi  personali convincimenti.
E  proprio  alla fine dell’inchiesta più amara della sua lunga carriera, dopo  che l’azzardata e rischiosissima   soluzione del caso  gli ha finalmente consentito di  intuire e sciogliere l’inimmaginabile legame giallo tra queste morti violente e  altri  squallidi  e  crudeli intrecci di interessi, nell’animo del commissario   permarranno   un senso di insicurezza , d’impotenza e  di solitudine. Un’ inquietudine che lo costringe  a fare  i conti con se stesso, con  i suoi sentimenti e  con la sua stessa vita.

Patrizia Debicke

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