Torna ai suoi lettori Diego Zandel con Il console romeno una bella raccolta di racconti di intelligente sapore internazionale giallo noir. Mi pare riduttivo considerare Diego “scrittore di confine” anche se il termine non viene certamente usato in modo dispregiativo. Ma talvolta un certo provincialismo italiano, che anch’io sperimento sulla mia pelle, tende a considerare chi non è italiano al cento per cento per nascita, usi, costumi e vita, “un diverso” o magari più gentilmente “di confine” perché abbiamo la tendenza a pensare, parlare e scrivere di altrove, insomma ad allargarci spesso oltre i limiti territoriali dello stivale. Diego Zandel, di origine fiumana, che nasce orgogliosamente in un campo profughi romano, non è un italiano di serie B, ma un italiano che ha avuto il vantaggio di andare mentalmente e linguisticamente fin dalla più tenera infanzia oltre il confine e acquisire brillantemente un’ampia dimensione internazionale. Ma un’altra personale esperienza familiare ha giovato a Zandel. Il suo matrimonio con una meravigliosa signora greca che gli ha regalato tre figli e gli straordinari ricordi di una vita felice insieme, troncata purtroppo bruscamente da una prematura scomparsa. E da lei anche l’allargarsi culturale e spirituale di Zandel alla Grecia e la sua approfondita conoscenza di quella realtà. Ma ora andiamo al sodo. Raccolta di racconti dicevo, sette per la precisione, con alcuni che hanno già fatto parte con successo di famose antologie. Uno senz’altro pubblicato in una raccolta Mondadori curata dall’indimenticabile Orsi, uno che anche allora si chiamava Il console romeno e narra il complotto ordito dai servizi segreti romeni al tempo del dittatore Ceausescu per arruolare un giornalista italiano. Quindi sette racconti molto diversi, scritti in tempi diversi, ma legati con colta intelligenza dal saper raccontare di Diego Zandel. Si parte in territorio italiano con un mistero da risolvere nell’ ambito del sanguinoso rapporto palestinese/israeliano e, a seguire, l’amaro sapore dei ricordi legati agli omicidi stragisti che ci si illude di cancellare con la punizione, si passa dall’Italia alla Romania e ritorno per arrivare a un ricatto teso a coprire quella brutta realtà che era la Romania di Ceausescu, ci si trasferisce nella Grecia del post-colonnelli per una vendetta pilotata, si arriva all’insopprimibile realtà dei rimorsi di un atleta escluso, si sale a bordo di una nave da crociera ferma nel Mediterraneo per guasti elettrici in Duca Lamberti in crociera per sbrogliare un delitto all’Agatha Christie, e si conclude con la melanconica leggerezza di una generosa “dispensatrice di beneficenza”.
Il console romeno
patrizia debicke