I finalisti del premio Scerbanenco. Bruno Morchio, un piede in due scarpe



Bruno Morchio
I finalisti del premio Scerbanenco. Bruno Morchio, un piede in due scarpe
Rizzoli
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Nei giorni che precedono la finale del Premio Scerbanenco e l’inizio ufficiale del Noir In Festival, Milanonera, in veste di mediapartner ufficiale, pubblicherà  ogni giorno  recensioni ai libri presentati e interviste ai finalisti e gli ospiti.  Oggi  vi proponiamo la recensione di  Un piede in due scarpe, di Bruno Morchio, uno dei cinque finalisti al Premio Scerbanenco

Per la terza volta su tredici romanzi, Bruno Morchio tradisce il suo investigatore privato Bacci Pagano e ci consegna, nella sua ultima fatica intitolata “Un piede in due scarpe”, un protagonista diverso. Per chi è abituato a Bacci, dunque, un minimo di effetto straniante c’è. La trama. Siamo a Genova, 1992, anno dell’Expo, viene trovato il cadavere di un giovane, la cui amante dai capelli rossi, sin da subito, si accolla l’onere del delitto. La sua confessione, però, fa acqua e non convince (quasi) nessuno. Investiga, oltre alla polizia, uno psicoterapeuta quarantenne, il dottor Luzi – probabile prossimo personaggio seriale di Morchio – con alle spalle un passato tumultuoso e un padre invadente. Nel cerchio degli indagati entrano così quattro persone, tre uomini e la moglie del defunto. Tutti amici d’infanzia. Si tratta di un “giallo della camera chiusa”. L’autore genovese mette in circolo quella serie di amici e proprio tra quelli si nasconde, appunto, l’assassino. Non vi sto anticipando nulla. E’ un meccanismo narrativo consolidato, che gli amanti del genere riconosceranno subito e che Morchio, tra l’altro, rispolvera alla sua maniera. Con classe, certamente. Molti sono i dialoghi nelle quasi trecento pagine di “Un piede in due scarpe”, dove forse esce più che in altre occasioni la professione, l’altra professione, di Morchio, ovvero quella dello psicoterapeuta. E’, infatti, attraverso il botta e risposta tra i vari personaggi, Luzi in primis, che l’autore ci svela via via la trama. Una scelta stilistica ben precisa, credo anche per differenziare questo dai suoi romanzi precedenti. Rispetto ai gialli di Bacci Pagano qui si respira un po’ meno l’aria di Genova. Certo, i carruggi sono presenti, ma la città è come se restasse un passo indietro. Se questo sia un bene o un male, non lo so e fa parte di quell’effetto straniante di cui facevo cenno all’inizio. Se fosse una canzone, “Un piede in due scarpe” suonerebbe come “Ritornerai” di Bruno Lauzi.

A questo link anche la recensione di Patrizia Debicke  http://www.milanonera.com/un-piede-due-scarpe/

Cinema: il logo del Courmayeur Noir in Festival

Ricordiamo a tutti che i cinque finalisti saranno presentati il 4 dicembre alle ore 18.30 presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano.

Il Premio Giorgio Scerbanenco 2017, consistente in un ritratto di Giorgio Scerbanenco ad opera dell’artista Andrea Ventura, verrà consegnato la sera del 4 dicembre all’Anteo Palazzo del Cinema alle ore 21.

Alessandro Garavaldi

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