Il criminale



Massimo Lugli
Il criminale
Newton Compton
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Nel suo ultimo libro“Il criminale” Massimo Lugli romanza una storia che aveva appassionato e coinvolto il pubblico tanti anni fa: quella di Johnny lo zingaro che qui prende il nome di Consiglio Spada, figlio di giostrai sinti.
Consiglio Spada, un ragazzo neppure diciottenne, un sinti, dopo gli ultimi sei mesi passati al fresco lascia il riformatorio ricco solo del suo soprannome, Sbrego, e di cinquemila lire, che l’umanità del direttore del correzionale gli ha regalato nell’illusione che possano servire a tenerlo lontano dai guai. Ma Sbrego, che non ha alcuna intenzione di tornare dai suoi genitori, inizia una sua rocambolesca fuga dal mondo intero il giorno stesso in cui esce. Vagherà distrattamente fino alla stazione: Là, l’incontro con Giò e Manuel, musicisti di strada, le notti passate con loro, il cibo e il giaciglio diviso fraternamente, ma poi le loro strade si dividono. Perché i due musicisti non concepiscono il rubare e allora via, lontano a seguire il suo destino perché quelle brutte abitudini che vengono dalla violenza imparata dalla famiglia di zingari in cui è nato e cresciuto, non potranno che rimetterlo sull’unica strada che conosce bene e che riesce a parlargli solo di furto e violenza. Non gli servirà salvare un politico omosessuale da una rapina, perché con la sua fedina penale rischia solo di essere incriminato. E allora tanto vale raccogliere il portafogli dell’uomo e tagliare la corda con il malloppo.
Ci sarà la successiva parentesi: l’inverno passato con gli Elfi. Un fortuito incontro in treno lo porta a scoprire l’esistenza dell’oasi Hippy degli Elfi dei Boschi, che vivono placidamente tra boschi e capanne tra i monti vicino a Sambuco Pistoiese, finché per insana gelosia non commetterà il fatale errore che lo costringerà a riprendere la fuga e la sua breve vita criminale, con l’ultima parte vissuta con una coetanea o poco più, Zoe che, imprevedibilmente, si innamora di lui e decide di seguirlo in una tragica escalation di rapine e delitti.
Molti personaggi si alternano in un’emozionante catena di eventi per riadattare una vera storia in un libro/romanzo che ricorda tutta una serie di tragedie avvenute tra gli anni settanta e gli anni ottanta. Quali la morte di Pasolini con la storia di Pelosi, il suo assassino, compagno di cella del vero Johnny lo zingaro.
Attraverseremo l’Italia degli anni ottanta a bordo delle auto di allora: mini, 128, 500, Alfa di 122 cavalli, rubate da Sbrego e da Zoe, andremo a Genova, a Milano, a Bologna e a Napoli, lasciandoci alle spalle ogni città nella scia dei crimini di un romanzo che, incisivo come una lama, ci coinvolge fino all’ultima pagina.
Un prologo e un epilogo aprono e chiudono Il Criminale, diario memoriale di Consiglio Spada detto Sbrego. Nelle prime pagine ci troviamo infatti davanti a una lettera scritta in un italiano grossolano, indirizzata a una casa editrice. Chi scrive è un detenuto, Sanna Gesuino, che, dopo il suicidio di Consiglio Spada, suo compagno di cella lo invia a un editore. Sanna spiega brevemente chi era Sbrego, anticipandoci diversi particolari del suo carattere, del suo pensiero…
Straordinaria la ricostruzione degli ambienti criminali napoletani: la camorra, Gilda, l’oscena drag queen che governa economicamente il rione, il rito della covata dei femminielli, il pizzo pagato dai commercianti per avere protezione, l’assenza dello Stato; poi, quando la fuga di Sbrego e Zoe si concluderà crudelmente sugli Appennini abruzzesi dove si sono rifugiati dopo aver seminato morte dietro di loro, Lugli narra, in una delle sue pagine più significative, della cattura di Sbrego, conteso violentemente tra polizia e carabinieri. Una drammatica lotta, nella quale si finisce quasi per schierarsi al fianco del criminale, Consiglio Spada.
Il racconto del processo, dall’esito scontato, ci fa toccare con mano le gravi pecche della giustizia italiana, con le sue lentezze, le contraddizioni, gli umori del pubblico, la terribile invadenza della stampa, la verità che non sempre è quella sperata. Terribili le descrizioni della vita carceraria, i soprusi, le violenze feroci, ma anche la voglia di sfatare certi pregiudizi che lo scrittore mette in bocca al suo protagonista, lettore accanito, ormai senza speranza di un futuro, ma pieno di ricordi dell’unica cosa bella che ha avuto nella sua vita: l’amore di Zoe, l’unica cosa positiva da ricordare nelle infinite ore da trascorrere in cella.
La vita di Sbrego avrebbe potuto cambiare quando il destino gli aveva messo accanto Zoe. Lei che è stata duramente ferita nella vita ma che è diversa ed è sempre vissuta nel benessere e ha una visione del mondo positiva. Una coppia mal assortita, lei quasi architetto, colta, sicura delle sue scelte, lui un ragazzo rozzo, affogato dal male, paladino di una sconsiderata violenza pur di raggiungere i suoi ideali che, dopo aver imparato cosa è l’amore, gli sembrano solo fuggire e stare con Zoe.
Ma l’amore è compromesso e condivisione. In amore si accetta tutto e Zoe di Sbrego accetta tutto: gli inseguimenti, le rapine, il sangue. Accetta e abbraccia quella vita che poi dovrà pagare a caro prezzo, accetta l’inferno nell’illusione di raggiungere il paradiso. Zoe e Sbrego sognano di avere qualche soldo da parte per poi scappare lontano, per vivere una vita normale, sognano da ragazzini senza rendersi conto che dall’inferno non c’è più scampo.
Il criminale è una bella storia che vola dalla prima all’ultima pagina. Lugli, da bravo scrittore par suo, traccia con inquietanti chiaroscuri la storia di due Bonnie e Clyde nostrani in fuga per l’Italia, di Zoe la “piccola donna” di Sbrego l’indimenticabile “cattivo”, due criminali per forza che riescono perfino a istillarci il dubbio su dove davvero stia il bene o il male.

Patrizia Debicke

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