Un giallo anomalo nel panorama attuale che vede prevalere i thriller complessi, basati su investigatori tormentati e criminali psicopatici, situazioni torbide e al limite del reale, crimini efferati e sangue a volontà.
“Il furto della Divina Commedia” è un giallo classico, vintage nella struttura, nel linguaggio e nell’ambientazione, che ricorda tanti autori del passato. Semplice e rilassante, è adatto anche a chi non ama il genere, mentre i fan del giallo attuale lo troveranno troppo semplice per il loro palato esperto.
Siamo a Milano nel 1954. Un preside di liceo, appassionato di incunaboli, compra una copia preziosa della Divina Commedia, la mostra agli insegnanti e alla segretaria e poco dopo viene rubata. Un nuovo ispettore di polizia viene, Fausto Lorenzi, è chiamato a indagare, ma la faccenda si complica con un omicidio, chiaramente collegato al furto. C’è un ladro, un omicida o sono la stessa persona? Lorenzi deve spremere le meningi.
L’atmosfera della Milano che fu, i locali famosi, le Vespe e le Topolino, lo scarso traffico, la nebbia e il fumo delle sigarette che offuscavano la vista in un panorama grigio: la città descritta nei minimi particolari farà salire la nostalgia ai lettori che hanno vissuto quegli anni. Una vita semplice, relazioni più facili tra le persone, sentimenti chiari e identificabili in una Milano che si riflette nella trama gialla e la invade: una città così diversa dall’attuale, sempre più grande, bella e moderna, ma che chiede moltissimo ai suoi cittadini di oggi.
Dario Crapanzano – Il furto della Divina Commedia
Tiziana Viganò