Il re degli stracci – Stefano Vicario



Stefano Vicario
Il re degli stracci
La Nave di Teseo
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Stefano Vicario sarà ospite del Noir In festival.
Il re degli stracci – La nave di Teseo
SABATO 11 DICEMBRE – TEATRO DEI FILODRAMMATICI
Milano
ORE 18:30
Presentano: Luca Crovi e Paola Jacobbi

Lo schifo. È negli occhi di chi si ferma a guardare senza provare nemmeno ad andare oltre, a vedere in profondità? È nel cuore di chi mente e non prova rimorso, pur sapendo di aver tradito e condannato numerose esistenze a un dolore eterno? Cosa e dove sia realmente lo schifo in questo mondo sono domande che si rincorrono pagina dopo pagina ne “Il re degli stracci”. E sono domande che ti portano non più solo a guardare ma a vedere la realtà davvero nella sua essenza. O almeno a provarci. 

Realtà come quella dei senzatetto. Le coperte, i cartoni accatastati agli angoli delle strade. Quelle coperte, quei cartoni che talvolta ci fermiamo a guardare con una certa indignazione nascondono delle storie. Delle scelte di vita. Dei dolori e delle piccole gioie quotidiane. Persone “invisibili” per una società abituata più a guardare che a vedere, ad andare oltre.  

Ma invisibile è anche lo schifo che ci circonda. Lo schifo vero. Quello che richiede sguardi profondi per essere riconosciuto. Lo schifo che si nasconde nell’avidità di chi, pur di fare soldi, è disposto a giocare sulla pelle e sulla salute delle persone. Di chi non si fa alcun scrupolo nell’approfittarsi, anche sessualmente, di povere innocenti e sfruttare per i propri porci e sporchi comodi le sofferenze altrui: dolori talvolta indicibili che richiedono una sensibilità elevata per essere compresi nel profondo. 

Una sensibilità che l’avvocato Andrea Massimi fino a qualche anno fa sembrava non conoscere. Lui, principe del foro, lavorava con il fratello nello studio legale ereditato dal padre, uno dei più prestigiosi di Roma. Professionista serio, nel privato era abituato ad avere “tutto e subito”: donne, soldi. Per maturare quella sensibilità Andrea è dovuto passare attraversare uno dei più grandi dolori che si possano vivere: la morte della moglie e della figlioletta, brutalmente uccise mentre lui, a qualche chilometro di distanza, era a letto con la segretaria.  

L’unico modo per sopravvivere alla disperazione, ai sensi di colpa è stato rinunciare alla propria vita, agli agi e diventare uno di quegli “invisibili”, uno dei senzatetto che si aggirano intorno alla Stazione Termini di Roma. Il suo nuovo mondo è il vagone abbandonato dove si ritira di notte insieme ad altri clochard che nel tempo sono diventati “amici”.  

Ultimi tra gli ultimi in una Roma che ai loro occhi appare quasi come una giungla: a mitigare l’indignazione e la scortesia delle persone sono infatti gli scorci spettacolari che la Città Eterna offre a chi, come loro, sa vedere e non solamente guardare.  

Saranno loro ad aiutare Andrea quando la vita lo costringerà a rimettere in discussione il proprio passato e a fare luce su quanto accaduto: un’indagine a più livelli che lo porta a interrogarsi, a scavare dentro di sé. E con lui Anna: il ruolo di sostituto procuratore le impone di non lasciarsi andare alle emozioni che quel clochard è riuscito a risvegliarle. Ma decide comunque di dargli fiducia e, per lui, di commettere anche qualche reato.  

È lo sguardo di Andrea a catturare fin dall’inizio l’attenzione di Anna. Uno sguardo su cui la narrazione si sofferma a più riprese: lo sguardo di un “invisibile” che ben riflette l’imponderabile abisso tra il saper guardare e il saper vedere.  

Ed è la narrazione stessa a vivere di sguardi: Stefano Vicario, da esperto regista, ben conosce il potere dell’immagine. Lo si percepisce anche in questa sua opera prima: sono sguardi, non pagine quelle de “Il re degli stracci”. Le si legge e nel mentre si materializzano i luoghi, i personaggi, le situazioni ritratte. Il lungotevere, un tramonto sullo sfondo: sono le immagini a improntare la narrazione, a emergere in tutta la loro forza.  

Immagini che restituiscono voce a chi immagine non ha, almeno per la società: i senzatetto, gli “invisibili”. Difficile, dopo averlo letto, passare sotto i portici, in stazione, all’angolo di una strada e non guardare, anzi vedere, quei cartoni, quelle coperte con un occhio diverso. Persone, non invisibili. “Il re degli stracci” ricorda (e forse a qualcuno addirittura insegna) che guardare non è vedere. E che non si può guardare senza vedere. È in questo che riesce al meglio.  


Tutti gli incontri del Noir in Festival si volgeranno in osservanza nelle norme AntiCovid vigenti.

Giulio Oliani

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