“Il prigioniero della notte” di Federico Inverni è un libro avvolto dal mistero. Misterioso è il suo autore, che ha scelto di usare un nome de plume, celando la sua vera identità e misteriosi sono gli indizi celati nel booktrailer. Ben due a quanto pare. E misteriosi sono anche i protagonisti del romanzo. Due personaggi pieni di ombre, di segreti, con alle spalle una storia dolorosa, sconvolgente Uno è un detective, Lucas, dotato di un intuito che rasenta spesso l’incredibile e di una personalità che pare sfuggente, sconosciuta e misteriosa non solo per i suoi stessi colleghi ma addirittura per se stesso. L’altra è una profiler, Anna, con un passato difficile da dimenticare, specialmente quando si è scelto di lavorare stretto e costante contatto con il male. Una misteriosa serie di delitti farà sì che si ritrovino insieme nella stessa indagine, un’indagine che li coinvolgerà e sconvolgerà, portandoli al limite.. Una storia che si muove agile tra il thriller classico e quello psicologico, incentrata soprattutto sulla costruzione e conseguente rivelazione dei personaggi principali perché, come ricorda una delle frasi di lancio del libro: “La mente è la vera scena del crimine. La mente è la vera arma del delitto.»; Inverni costruisce un gioco incastri che si svela piano piano e che viene aiutato dalla doppia narrazione a due voci una in prima, Anna, e una in terza. Il cambio di prospettiva arricchisce la storia e, allo stesso tempo, è un anche un utile espediente per disorientare il lettore e, come in ogni thriller che si rispetti, sorprenderlo con i colpi di scena.
Il prigioniero della notte
Cristina Aicardi