Quale è la percezione dei nostri ricordi? Su cosa la costruiamo? Quanti filtri usiamo per memorizzare sensazioni ed emozioni?
Ognuno di noi finisce per avere un “posto del cuore”, un luogo che ci rapito, ispirato, entusiasmato, illuso. Qui, in questo posto tutto nostro tendiamo tornare per ritrovarci o per dimenticare il resto. E il viaggio lo si può fare in molti modi: solo con la mente o con l’immaginazione, solo sperandoci, o se si è fortunati, ritornandoci fisicamente.
Perché in quel luogo c’è qualcosa che ci chiama e che noi non sappiamo neppure definire realmente.
Ci chiama per premiarci, per lenire le nostre ferite o per darci il “colpo di grazia”?
Non lo sappiamo. Almeno fino a che non ci torniamo sul serio.
Succede così che nel Kansas più profondo e rurale lavori portati avanti per scopi commerciali e industriali fanno venire fuori un lago dalla bellezza spettacolare, un posto incantato, che diventa immediatamente meta di turisti e curiosi e fa diventare la sperduta cittadina che lo ospita un luogo di villeggiatura per benestanti, facendo schizzare le case dei residenti alle stelle.
In una di queste graziose abitazioni trascorre quasi tutte le sue estati da bambina Kris e questo diventa per lei esattamente il suo “luogo del cuore”. Qui costruisce e dà vita ai suoi ricordi più belli, qui arriva con la mente tutte le volte che è altrove a vivere un’altra vita ed è qui che cerca di rifugiarsi quando la sua vita va a pezzi, il suo compagno e padre di sua figlia muore, e la sua piccola Sedie sembra sempre più confinata nel suo piccolo mondo mentale.
Kris parte con belle speranze e le migliori aspettative ma quello che trova nel Kansas è una casa abbandonata e bisognosa di lavori e manutenzione e che qualcosa che la chiamava da tempo e che adesso pretende un tributo da lei molto più grande di quello che Kris avrebbe mai immaginato di poter pagare.
Nell’America profonda, isola e depressa non c’è solo la bellezza di un lago rinvenuto e strappato dal sottosuolo, c’è la Morte e la desolazione che colpisce proprio gli esseri più fragili e più bisognosi di protezione, sui quali, i morsi del Silenzio stanno banchettando da anni.
Violet è un romanzo stupendo. Qualcosa come quelle serie tra il gotico e l’horror che ti lasciano incantati allo schermo e che ti coinvolgono fino a solleticarti l’anima. Una storia intensa che ha come fil rouge i legami familiari, quello madre-figlia, ma anche padre-figlia e che sono la vera strategy exit quando tutto intorno c’è solo il Male.
Thomas, sceneggiatore e produttore americano ha imparato benissimo il mestiere del narratore e confeziona un romanzo dove il ritmo narrativo è praticamente perfetto. Chi legge si rilassa e riprende fiato quando lo decide l’autore e si strugge e si spaventa sempre quando lo decide l’autore. Nessuna pagina di troppo, nessuna descrizione che non serve, nessun dialogo messo tanto per…solo racconto puro dove la suspense è talmente dosata ed equilibrata che quando c’è si sente ancora più forte.
È bello leggere un lavoro letterario costruito con tutti i crismi. Un racconto di armonia e di equilibrio, un libro di genere che a suo modo è anche tanta buona letteratura. Consigliatissimo.
