Dante Alighieri che lo piazzò nel Limbo («E solo in parte vidi ’l Saladino», Inferno, Canto IV, 127), lo ammirava e lo valutava fra i grandi del suo tempo. Per secoli storia, teatro e fiction, per non dimenticare le “figurine”, hanno ingigantito e narrato le imprese del prode guerriero curdo che conquistò e terrorizzò l’Occidente: Salah al-Din….. La storia delle gesta del Saladino è piena di episodi dai quali emerge la figura di un condottiero leale, tollerante e benevolo anche nei confronti degli avversari. Una cosa è certa, com’è destino per tutti i “grandi”, anche la sua immagine fu romanzata dai cronisti di allora e dopo, sia arabi sia occidentali. Si è scritto e parlato soprattutto degli aspetti del suo carattere e dei fatti che mettevano in risalto le sue azioni, accantonando i meno nobili.
Lo scrittore americano Jack Hight, già noto in Italia per il bel romanzo storico edito da Rizzoli a novembre 2010: Costantinopoli 1453. L’assedio (Siege 2010) ce lo ripresenta nel primo episodio di in una trilogia: Il Signore delle Crociate. È nato un guerriero (Eagle 2011) che parte decisamente alla grande e promette di diventare un’ interessante e ben strutturata saga storica medievale.
Cito volentieri le parole del Daily Mail riportate nella quarta di copertina: «Un’opera ambiziosa che ripercorre eventi epocali in modo minuzioso e appassionante».
Un bel libro di avventura intrigante, lo dico e lo consiglio, coinvolgente fin dalle prime pagine, con un’efficace ed equilibrata ricostruzione ambientale che ci offre dei personaggi ben tratteggiati, credibili e straordinariamente accattivanti.
Mi piace come fa crescere il suo protagonista, il ragazzino curdo incontrato all’inizio saprà trasformarsi con gli anni in un giovane e rispettato capo musulmano e altrettanto mi piace il suo coprotagonista, il sassone John, catturato in battaglia e fatto schiavo, con il quale condividerà amicizia e stima.
Le crociate, viste bene e con lucida coerenza dall’altra parte. Dove gli usi e costumi arabi di civiltà escono spesso vincenti di fronte alla barbarie medievale dei cristiani.
Unico neo, a mio vedere, la sintesi nell’aletta della copertina che ci anticipa e ci riassume inutilmente i contenuti dei due episodi successivi.