Io ero – Nick Fibonacci



Nick Fibonacci
Io ero
Mondadori
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Si parte dalle strade di una Bologna di fine anni Settanta per un viaggio planetario nel mondo delle droghe, in compagnia dell’umanità senza regole che lo popola. “Io ero” è il titolo dell’opera d’esordio di Nick Fibonacci, dove quell’ero non corrisponde all’imperfetto del verbo essere, ma a una sostanza di provenienza prevalentemente asiatica, dal colore cannella, che ha intrattenuto, ispirato e distrutto diverse generazioni nell’ultimo mezzo secolo. Si parla di eroina in “Io ero”, se non si fosse capito. Di brown sugar e di tante altre sostanze psicotrope dagli effetti e utilizzi diversi ma legate da un filo conduttore  comune: la solitudine di chi le consuma. 

La Bologna di “Io ero” non è quella rossa di Piazza Verdi o dei centri sociali, ma quella libertina del Kinki, delle ballotte riunite nei locali fashion di Via delle Moline, della Bolo-bene. Nick Fibonacci è lo pseudonimo utilizzato dal protagonista dell’autobiografia; un ex pusher, molto attivo all’interno di questo spaccato della società felsinea, partito dal commercio di hashish e transitato per lo spaccio di qualunque tipo di droga pesante reperibile all’epoca. 

Tra amicizie nate e morte in base al comune interesse per la bustina, donne amate trasformate in prostitute a causa della scimmia, scheletri che saltano fuori dagli armadi degli affetti più cari, “Io ero” racconta le miserie e le vittorie effimere di un frammento esemplare della gioventù cresciuta nell’epoca del crepuscolo delle ideologie. Da Alicante ai Caraibi, dalla costa occidentale messicana fino al leggendario Studio 54 di New York, “Io ero” si smarrisce, come i suoi personaggi, in un susseguirsi, onestamente ripetitivo, di situazioni da sballo scollegate da quella che potrebbe essere una trama o perlomeno una struttura narrativa organizzata. A tratti “Io ero” presenta un ricorrente problema delle autobiografie che raccontano la vita di personaggi ignoti: per quanto buona possa essere l’idea, immergersi nelle disavventure di una rockstar è una cosa, leggere la storia di un oscuro spacciatore della provincia italiana, beh, è tutt’altro paio di maniche. 

Nella parte conclusiva, l’obbligato sipario sull’eterno viaggio di Fibonacci, e cioè la galera, il lettore può trovare il momento più riuscito di questo “Io ero”. Finito lo sballo e smaltito il down, Fibonacci inquadra una delle realtà della società contemporanea più nascoste e nello stesso tempo evidenti: è dai reietti che proviene la solidarietà umana senza condizioni e il desiderio di giustizia autentico. 

Thomas Melis

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