In perfetto orario



luca rinarelli
In perfetto orario
robin
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E’ appena uscito, per la Robin Edizioni di Roma, In perfetto orario, il romanzo di Luca Rinarelli, torinese classe 1975.
Già appassionato di fotografia e autore di lavori esposti più volte in Italia (La sconfitta dell’uomo meccanico e Romaneide, rispettivamente del 2003 e 2004), approda alla scrittura con questo suo primo testo compiuto, un thriller notturno in cui trasferisce la sensibilità del cacciatore di immagini.

Un esordio brillante. Col tempo la scrittura acquisterà uno spessore ancora maggiore, ma questo è già un romanzo che rimane negli occhi e nelle riflessioni del lettore, specie quanto a un personaggio, Giovanni detto Gian, quasi il protagonista di un racconto autonomo all’interno del romanzo e che pare uscito dall’esperienza dell’autore come volontario in un associazione che si occupa di persone senza fissa dimora.

In perfetto orario comicia così, con un vagone ferroviario che alle 2.28 di una qualunque notte entra nella stazione di Porta Nuova, Torino e una volta arrestatosi e aperte le porte, consegna due corpi insonnoliti alla banchina.
Un ragazza bionda e Werner Hartenstein. I due hanno molto a che fare l’una con l’altro, anche se la ragazza per il momento lo ignora. Il lettore invece capisce subito che qualcosa non funziona, perché già all’imboccatura di Via Sacchi, Werner si è messo alle sue calcagna, alla spavalda distanza di venti metri.

E’ l’inizio di un inseguimento sospeso e lunare in cui la Torino che si appresta a vivere le olimpiadi invernali del 2006 non fa solo da sfondo, ma diventa essa stessa protagonista, con i viali deserti, i selciati sventrati dai cantieri, gli insufficienti globi gialli dei lampioni.

E’ chiaro che lo zaino verde di Werner non contiene cambi d’abito ma i ferri di un mestiere che si sconta con la galera quando si viene acciuffati e con l’anonimato e l’invisibilità fintanto che qualcuno più furbo non ci rinchiude i polsi in un paio di manette lucide.
Werner uccide la gente per danaro. E’ quel che sa fare. Quel che ha sempre fatto, fin da quando indossava una divisa in qualche fogna dell’impero sovietico per esserne alla fine sputato fuori, allorché le cose hanno preso ad andare a puttane.

In qualche modo, tutto sembra filare a meraviglia nel mondo spoglio di Werner Hartenstein, nessun contatto con i mandanti, nessuno con le vittime, il più delle volte trova perfino il modo di scendere a patti con la propria coscienza. Salvo che Warner Hartenstein, cose che capitano, è stanco, stanco di non esistere, così quando una donna lo guarda e sorride lui ricambia quello sguardo e si perde.

Allora, In perfetto orario, diventa la storia di persone che si scoprono irrimediabilmente in ritardo con la vita, e come accade a chi cerca di riguadagnare il posto che gli sarebbe spettato ma che ha smesso di meritare, la vita frana come un castello di carte. E non c’è spazio per il glamour.
Non è glamour il protagonista. Non lo sono gli altri personaggi, non lo è la storia dell’uomo disperato che con poche migliaia di euro arruola Werner Hartenstein mettendolo sulle tracce di quella ragazza bionda, alle 2.28 di una notte apparentemente uguale a tutte le altre.
Tutta gente comune, come se ne incontra tanta, fuori tempo massimo.

gabriele zauli

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