Intervista a Barbara Baraldi – Aurora nel buio

unnamedBarbara Baraldi è in libreria con Aurora nel buio, Giunti Editore.

Barbara, partiamo da te. Presentati in tre o quattro righe ai pochi appassionati di thriller e noir che ancora non ti conoscono.
Amo raccontare storie; lo facevo quando ero un’adolescente e dovevo fare da babysitter ai miei fratelli più piccoli – all’epoca leggevo tre libri alla settimana e non pensavo neanche lontanamente di scriverle – e sono felice di poter continuare a farlo.

 Tu non scrivi solo bellissimi thriller; in passato ti sei occupata anche di libri per ragazzi e sceneggiature di fumetti. Ammesso che abbia un senso fare una distinzione e una “classifica”, qual è fra tutti questi generi quello che senti più “tuo” e che ti dà maggiori soddisfazioni?
Ogni periodo ha le sue storie, i suoi personaggi. Cerco di riversare nella scrittura le mie passioni almeno quanto le mie ossessioni.

Parliamo della tua ultima creatura, Aurora nel buio. Come ti è nata l’ispirazione per il romanzo?
Non appena ho saputo del ritrovamento a Bologna della “necropoli dei Reietti” ho capito che ci avrei scritto un romanzo. C’è voluto un po’ di tempo, ma Aurora è fatta così. E io avevo bisogno di fare la sua conoscenza e di lasciare che la sua voce guidasse le parole.

 Nel tuo libro il lettore trova avventure ricche di suspense (alcune ambientate anche in un fosco medioevo) ma soprattutto un sapiente studio della psicologia di alcuni personaggi, a partire dalla protagonista, la grintosissima profiler Aurora Scalviati. Da dove pensi ti derivi questa grande capacità introspettiva?
Un po’ come Aurora, anch’io sono nata “sbagliata”. Da ragazzina in paese ero quella diversa, che vestiva sempre di nero, faticava a socializzare e preferiva un libro a una serata in discoteca. Ci siamo capite da subito, io e lei.

 19224966_10213860864622696_6943437866407863142_nQualche caratteristica in comune fra Aurora Scalviati e Barbara Baraldi?
Come lei, percepisco le emozioni in modo amplificato. E una certa testardaggine di fondo, perché no.

Nella mia recensione ho previsto un possibile sequel… Ci ho preso? O almeno, vedremo ancora all’opera Aurora?
Spero di sì. Ma considero il libro rigorosamente autoconclusivo.

 Sei giovanissima, ma hai già all’attivo molti successi letterari e conosci da vicino il mondo dell’editoria. Secondo te, come sta cambiando questo mondo?
Credo che un’unica cosa non cambierà mai nel mondo editoriale: la percezione di una specie di stato di crisi.

 C’è qualche scrittore, italiano o meno, a cui ti senti particolarmente vicina? E qualche giovane scrittore italiano che ti sentiresti di segnalare come particolarmente interessante?
Sono una lettrice instancabile e mi piacciono moltissimi autori. Credo che in un elenco finirei per risultare noiosa o dimenticare i miei preferiti. Preferisco svelarti gli ultimi due titoli che ho letto e amato in ordine di tempo: “L’Arminuta” di Donatella Di Pietrantonio e “Il prezzo del sogno” di Margherita Giacobino. È stato un colpo di fulmine con la graphic novel “Il rapporto di Brodeck”, di Manu Larcenet.

 Un consiglio per un giovane autore che abbia il famoso “romanzo nel cassetto”?
Tirarlo fuori dal cassetto, farlo leggere e fare tesoro delle critiche.

 Ancora una domanda per gli appassionati di thriller che sono anche musicofili… Quanto è importante la musica nella tua vita e nei tuoi romanzi?
Non scrivo mai in silenzio; le strofe di una canzone possono essere straordinaria fonte di suggestione.

 Concludo come al solito: il sogno nel cassetto di Barbara Baraldi?
Sogno un mondo più giusto, in cui la diversità sia davvero un valore e non fonte di diffidenza.

Gian Luca Antonio Lamborizio

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