Ciao Simone, bentornata su Milanonera.
Due anni fa avevamo parlato di Revolver e tu ce lo avevi anche raccontato al NebbiaGialla, ora torni in Italia con “ La notte del coccodrillo”. I due romanzi non sono in sequenza, sono il primo e l’ultimo di una serie di sei. Come sono cambiati Chas e gli altri personaggi nei romanzi che non abbiamo letto?
Chas sviene ancora davanti ai cadaveri?
Credo siano solo invecchiati, con tutto quello che ciò comporta. Sberla è ancora giovane, ma ormai è più un uomo che un ragazzo. Faller è in pensione ma è sempre lì e continua a essere una specie di padre per Chas. Carla ha sposato Rocco, un ragazzo dall’anima solare, che Sberla aveva conosciuto quando era in galera, E Chas?
Lei cerca di venire a patti con la sua vita. Con la sua difficoltà nel trovare un luogo da chiamare casa e da proteggere, con il suo essere sola, senza famiglia e quindi con il suo cercare di costruirsene una con i suoi amici e soprattutto deve far pace con la differenza che lei sente esserci tra la sua idea di giustizia e la legge.
No, non sviene più davanti ai cadaveri, ma non li guarda nemmeno molto.
Ha cambiato mestiere, o meglio, i suoi capi le hanno cambiato lavoro. Ha sparato nei “gioielli di famiglia ” di un gangster che cercava di uccidere il suo collega, il commissario Calabretta, di origini italiane. Ovviamente questo non era permesso per di più lei, come PM non può nemmeno portare un’arma, infatti aveva usato l’arma dell’esercito di suo padre.
La polizia aveva insabbiato la cosa e ora lei è ancora un PM ma non lavora più nel distretto a luci rosse e non si occupa più di crimine organizzato, ma dell’assistenza alle vittime.
Ho avuto la sensazione che La notte del coccodrillo sia un romanzo più corale rispetto a Revolver.
Il tuo obiettivo sembra puntato sulla squadra più che su Chas, mi sbaglio?
Hai assolutamente ragione! Gli altri personaggi sono importantissimi. Ora i miei libri ricordano forse un po’ più i film western che i gialli veri e propri. C’è un gruppo di antieroi che cerca di proteggere la città. Credo che anche l’atmosfera del libro sia ispirata ai film western, ma non te ne so spiegare la ragione, mi è solo venuta così, naturalmente.
Forse questi sono proprio il taglio e l’atmosfera che avevo sempre voluto, e forse anche il tipo di storia che ho sempre desiderato raccontare, quello che mi si addice di più. Ora lo so.
Chas è nata come personaggio seriale?
Sì, da subito è nata come personaggio seriale. Mi piace lavorare sullo stesso personaggio per molto tempo, osservare come cresce e si sviluppa e vedere anche come reagisce se lo metto nei guai.
Nei tuoi romanzi quale ruolo giocano Amburgo e il quartiere di Sankt Pauli?
Il porto è importantissimo. Da questo enorme spazio aperto entrano in città molte persone e cose bellissime ma anche molte brutte e pericolose. Il porto è una caratteristica di Amburgo e specialmente del quartiere di Sankt Pauli. Rende questa parte della città molto vivace, piena di vita e di colori, con tanta gente diversa. È perfetto per una storia noir. E poi, ovviamente, il clima: la nebbia, la pioggia, l’umidità, le nuvole che si muovono in cielo, i gabbiani…
In un’intervista hai detto per scrivere ho bisogno di malinconia. La scrittura nasce sempre da una sensazione di malinconia o di disagio? Si può scrivere un giallo o un noir quando si è felici?
Per scrivere una buona storia di crime o un noir, devi guardare negli angoli bui della società e quindi, automaticamente, vedi le ombre, le zone grigie. Questo non è che renda molto allegri. Ma io non sono una persona triste, mi piacciono il genere umano e l’umanità: io provo a essere umana, sempre.
Immagino tu abbia fatto molte ricerche per La notte del coccodrillo, per poter scrivere del crock. Com’ è il tuo rapporto con le forze di polizia? Sono disponibili a fornirti informazioni?
Per questo libro, la parte di ricerca più difficile è stato cercare di avere un’idea più precisa della droga vietnamita che viene venduta nella Repubblica Ceca, appena oltre il confine.
Inizialmente la polizia voleva portarmici, ma poi gli è stato vietato perché sarebbe potuto essere pericoloso. Quindi ci sono andata con un amico. Tutto è andato bene ma ero un po’ nervosa…
In generale, la polizia tedesca è molto disponibile. Credo siano contenti e vogliano che gli scrittori descrivano in modo serio e accurato il loro duro lavoro, che poi è normale, no?
Negli anni ho conosciuto molti poliziotti ed è nata una sorta di amicizia.
C’è qualche argomento che non tratterai mai nei tuoi libri?
Non ucciderei mai un bambino e odio quando la violenza è mostrata solo per puro intrattenimento.
La violenza è la parte che dà la struttura portante a una storia crime, ma se la mostro, se la descrivo , c’è sempre una ragione. La maggior parte delle volte, la violenza è solo un tentativo di comunicare andato malissimo e io voglio capire e dire perché è andato male e cosa non funziona nella nostra società. Credo che la violenza abbia sempre a che fare con qualcosa di politico.
Il tuo modo di scrivere è cambiato negli anni?
Sì, credo sia cambiato. E’ cresciuto e migliorato, o almeno lo spero. Spero di essere riuscita a emanciparmi, a staccarmi da quello che si voleva io facessi. Ora scrivo le storie che io voglio raccontare e non le storie che il mercato richiede.
Che tipo di personaggi preferisci?
Personaggi, interrotti, ” rotti” , quelli che non sono dalla parte dei vincenti. Persone che hanno problemi, difficoltà, e che cercano comunque di andare avanti .
Come definiresti il noir tedesco? Cosa lo distingue dagli altri?
Il noir tedesco ha una grande varietà di storie e suoni. Puoi trovare tutto, dai gialli divertenti e consolatori, ai thriller psicologici, dal noir politico al noir classico, da storie di poliziotti a letteratura poetica . Negli ultimi anni è diventato normale rappresentare anche la società che stiamo diventando: nei libri e in tv hai poliziotti, uomini e donne, di nomi, origini, discendenza, colore della pelle diverso. Questo mi piace molto.
Milanonera ringrazia Simone Buchholz per la disponibilità.
la foto di copertina è di Michele Corleone