Marito pubblicitario, uno di quelli che inventano gli slogan e che si definiscono creativi; due figli adolescenti,Cristina e Francesco; una cagnolina di nome Killer, nome evocativo preso non dalla cronaca nera ma da uno spot pubblicitario… La vita di Aba non potrebbe essere più normale di così. Perfino un po’ noiosa. Insomma, è la vita di una casalinga che mette in tavola tre pasti al giorno per la famiglia, che segue i figli aiutandoli nelle difficoltà scolastiche, che si appoggia al marito Paolo per i problemi pratici della vita di tutti i giorni, ovvero supermercato, lavanderia, servizio taxi per i figli da accompagnare sempre da qualche parte. Perché lei lavora fuori e qualche volta deve andare in trasferta, mentre a lui basta un computer in casa per creare i suoi slogan.
Tutto tranquillo, tutto uguale ai ménage di migliaia di famiglie italiane in cui si vive più o meno in armonia. Ma…
Si, c’è un ma. Aba, la protagonista, la madre premurosa e accudente, ha una doppia vita che è anche molto complicata, molto avventurosa, molto pericolosa.
Aba nella sua seconda vita è un agente dell’intelligence di quelli che operano in ambienti estremi, nei quali la parola “rischio” è quasi sempre sinonimo di “certezza”. E il suo nome in codice dice tutto: Ice, ghiaccio, perché così deve essere, dato che il suo compito consiste nel gestire e nel coordinare gli agenti infiltrati negli ambienti del terrorismo islamico. Un mondo a parte, oscuro e scivoloso, dove basta uno sguardo, o un’espressione del viso, o un leggero tremito delle mani, o un’esitazione, per perdere la testa. Letteralmente!
Nel lavoro di Ice i nomi sono sempre in codice, le conversazioni via pc sono sempre criptate e si servono di server sicuri, eppure richiedono ugualmente mille precauzioni, perché la rete non è mai affidabile al cento per cento e una parola di troppo può significare la morte per molte persone. Eppure a lei basta spegnere il computer, chiudersi una porta alle spalle, passare in un ‘altra stanza per tornare a essere Aba, la madre che deve fare attenzione che l’arrosto non bruci perché lei, che cucina per tutta la famiglia ogni santa domenica, non porterebbe mai in tavola quella roba precotta che le semplificherebbe di molto la vita ma per i suoi non sarebbe la stessa cosa.
Ecco, è proprio su questa calda normalità di Aba in contrapposizione alla gelida efficienza di Ice, che punta l’autore per dare finalmente un grande ruolo a una donna speciale. Una protagonista a tutto tondo non soltanto della vicenda narrata in queste pagine, ma più in generale delle grandi storie che coinvolgono le donne, protagoniste senza corona di alloro, dentro e fuori dalle mura di casa.
Narrato in prima persona da Aba/Ice che passa con disinvoltura da una vita all’altra, questo romanzo che letteralmente risucchia il lettore e lo avviluppa in una prosa limpida e brillante, è una vera e propria “non fiction novel” uno di quei romanzi, cioè, nei quali la vita vera si intreccia alla fantasia fino a formare un unico grande affresco dai contorni indistinguibili. In altre parole, un romanzo-verità nel quale la perfetta verosimiglianza dei fatti narrati, l’ambientazione e il carattere dei protagonisti sembrano usciti da libri di storia.
Naturalmente i luoghi in cui si muovono Aba, una normalissima casa borghese, e Ice, la Libia devastata da una feroce guerra civile, sono assolutamente autentici, senza nulla di fantasioso.
Come si può facilmente immaginare, una storia così non si inventa da zero. Costantini si è avvalso del contribuito di un vero agente dell’antiterrorismo che gli ha insegnato come ci si muove, si comunica, si vive, si pensa nel mondo oscuro della jihad da autentico terrorista e, quanto al territorio, lo conosce da sempre essendo la Libia la sua terra di origine.
Un grande romanzo, ma anche un testo importante per capire gli eventi di cui siamo testimoni impotenti nel periodo storico che stiamo vivendo.