La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi



anna vinci
La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi
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Una storia scellerata

“Le P2 non nascono a caso ma occupano spazi lasciati vuoti per insensibilità e li occupano per creare la P3, la P4…”

Non sono le parole di un giornalista o di un osservatore politico particolarmente perspicace chiamato a esprimere un giudizio su quella rete di complicità malandrine fra faccendieri senza scrupoli, uomini politici, pubblici amministratori e mafiosi, le cui gesta oggi ci vengono quotidianamente riferite dai media. No, la frase in corsivo è un appunto risalente a trent’anni fa. Sono parole scritte a mano, sulla carta intestata del Senato, dall’onorevole Tina Anselmi, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta, chiamata a indagare sulla loggia massonica segreta Propaganda 2, universalmente conosciuta come P2.

Suona profetica? Ebbene, l’onorevole Anselmi non possedeva facoltà divinatorie. Era, ed è tutt’ora, una donna straordinaria, molto concreta, che non si abbandonava a fantasie. Quel lontano commento, che porta la data del 25 novembre 1982, fu la sua disincantata considerazione personale, dopo un anno di indagini, seguita alla testimonianza di un personaggio di spicco della finanza: il banchiere Orazio Bagnasco, ascoltato sul crac del Banco Ambrosiano e sulla morte del banchiere piduista Roberto Calvi.

Quell’appunto è una delle 773 annotazioni che costituiscono il corpus di questo libro, interamente basato sui promemoria che l’onorevole Anselmi scrisse per proprio uso negli anni in cui presiedette la Commissione: sintesi di audizioni, note relative a documenti , appuntamenti, lettere, voci raccolte fra i parlamentari, notizie sui personaggi da interrogare eccetera. Centinaia e centinaia di foglietti scritti a mano che, letti oggi in ordine cronologico, l’uno in fila all’altro, formano la trama di quello che potrebbe essere definito un “romanzo noir” se nella realtà non fosse la storia nera della nostra Repubblica.

Ovviamente anche l’incipit è un appunto: il primo.

“Ore 17.30. Sono convocata dall’onorevole Iotti. Mi propone di assumere la presidenza della commissione inquirente sulla P2. (…) Chiedo quindici minuti di riflessione. (…) Torno dalla Iotti alle 17,30 e accetto. “

La data è scritta in alto a destra: lunedì 30 ottobre 1981. Sette mesi prima, esattamente il 17 marzo dello stesso anno, il tenente colonnello Vincenzo Bianchi e il maresciallo Silvio Novembre, nel corso della perquisizione della villa del “Venerabile” Licio Gelli e della fabbrica “Giole” di cui Gelli era titolare a Castiglion Fibocchi, vicino ad Arezzo, avevano rinvenuto uno strano elenco in cui figuravano i nomi dei personaggi ai vertici del potere in ogni settore. Quei nomi, come si scoprì in seguito, appartenevano agli iscritti a una loggia massonica segreta, la Propaganda 2 (P2). La perquisizione era stata ordinata dai magistrati milanesi Giuliano Turone e Gherardo Colombo, che stavano indagando sull’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli commissionato da Michele Sindona, nonché sul rapimento (finto) e sulla morte (vera) dello stesso Sindona. Fu una scoperta oltremodo inquietante perché fra quei nomi c’erano, appunto, “ tutti i vertici”. C’erano uomini dei servizi segreti e pubblici amministratori, finanzieri e imprenditori, faccendieri e trafficanti d’armi, mafiosi e oscuri esponenti della borghesia, notai, avvocati e giornalisti.

Soprattutto c’erano parlamentari di quasi tutti gli schieramenti, ministri, sottosegretari e dirigenti dei partiti.

Questo libro, oggi straordinariamente attuale, è di fondamentale importanza per capire cosa si celi dietro le astruse vicende giudiziarie e gli intrecci malandrini dei quali è data notizia ogni giorno dai media. E non è un caso se quei vecchi appunti, custoditi per più di trent’anni da Tina Anselmi nella sua casa di Castelfranco Veneto, hanno visto oggi la luce oggi. E’ evidente che l’onorevole Anselmi ha deciso di renderli pubblici alla luce dei recenti avvenimenti che trovano coinvolti gli stessi personaggi sui quali la Commissione aveva indagato, affinché diventino la “memoria condivisa” di un paese che ha fatto della smemoratezza un’arte molto raffinata.

La curatrice, Anna Vinci, amica di vecchia data dell’onorevole Anselmi, ritrovandosi fra le mani quelle carte non ha fatto altro che ordinarle cronologicamente e, con l’aiuto di Tina, renderle per quanto possibile comprensibili e complete, aggiungendo, fra parentesi quadre, i dati anagrafici dei personaggi citati e le note indispensabili per collocare nel contesto storico ogni evento a cui è fatto cenno.

La P2 e quello che in seguito ne è derivato hanno tessuto nel corso degli anni la rete micidiale del malaffare e delle complicità, della manipolazione dell’opinione pubblica e dell’abuso di potere, delle furfanterie e della distruzione del senso dello stato e della legalità che hanno soffocato e continuano ad asfissiare la democrazia in Italia. E sbaglia chi crede che tutto si riduca a faccende di soldi e potere politico, lontane anni luce dalla quotidianità dei cittadini. Sbaglia perché come ogni romanzo nero anche questo gronda sangue. Il sangue innocente delle vittime delle stragi fra cui quella di Bologna e quella dell’Italicus mescolato a quello meno innocente di molti personaggi equivoci, fra cui, per citare solo pochi nomi, il banchiere Roberto Calvi, finito a penzolare da un cappio sotto il ponte londinese dei Black Friars il 18 giugno 1982. E il bancarottiere Michele Sindona, morto per avvelenamento nel supercarcere di Voghera il 20 marzo 1982, due giorni dopo la condanna all’ergastolo. E Mino Pecorelli, il giornalista specializzato in indagini politiche, fondatore dell’agenzia di stampa Osservatorio Politico (OP), ammazzato il 20 marzo 1979 perché, come annota l’Anselmi, “voleva gestire per sé il potere di Gelli”. E Aldo Semerari, il criminologo estremista di destra a cui fu addirittura tagliata la testa. E non sarebbe giusto dimenticare Aldo Moro, sequestrato e poi ammazzato per impedire che si attuasse il progetto politico del compromesso storico, incompatibile con il Piano di Rinascita democratica, redatto da Licio Gelli. E il giudice Vittorio Occorsio, ammazzato da un commando fascista il 10 luglio 1976, mentre stava indagando sui rapporti fra terrorismo nero e massoneria. Poi, il già citato Giorgio Ambrosoli, l’eroico liquidatore del banco Ambrosiano assassinato su ordine di Michele Sindona. E il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ammazzato a Palermo il 3 settembre 1982 insieme con la giovane moglie Emanuela Setti Carraro, con l’autista e l’agente di scorta: una strage su cui ci sarebbe ancora molto da scoprire visto che il generale aveva incontrato Mino Pecorelli due giorni prima che il giornalista venisse assassinato.

L’elenco dei morti, potrebbe continuare a lungo includendo, insieme con personaggi di spicco, nomi sconosciuti al grande pubblico: gente collusa e onesti servitori dello Stato. Come Luciano Rossi, tenente colonnello della Guardia di Finanza “suicidato” il 5 giugno 1981, poco dopo essere stato ascoltato dalla Commissione d’inchiesta sull’informativa da lui redatta 1974, a seguito di un’indagine su Licio Gelli e la P2, condotta per ordine del suo diretto superiore, il colonnello Salvatore Florio, al quale più tardi toccò la stessa sorte.

Ma cos’è stata veramente e cosa continua a essere, nelle sue emanazioni P3, P4, forse P5, la loggia coperta P2?

Sbaglia chi pensa soltanto a un comitato d’affari un po’ più turbolento degli altri, a una consorteria politico-finanziaria, a un giro di miliardi che hanno lasciato questo Paese nelle esauste condizioni finanziarie che conosciamo ma, tutto sommato, ancora in assetto democratico.

In realtà la P2 è stata molto di più e molto di peggio. E’ stata la prigione soffocante che ha ingabbiato la democrazia impedendo qualsiasi che si concretizzassero la speranza e il sacrosanto diritto dei cittadini di veder riconosciuti i propri diritti. Primo fra tutti, quello di darsi parlamenti e governi che fossero la vera espressione della volontà popolare. I piduisti lo hanno impedito manovrando miliardi, stringendo alleanze, strangolando imprese, manipolando l’informazione, commissionando stragi. In altre parole: hanno gestito il vero potere riuscendo a far credere cittadini che la vera libertà, l’unica libertà possibile, stia nel liberarsi a poco a di ogni forma di controllo democratico.

Adele Marini

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