La paziente silenziosa



Alex Michaelides
La paziente silenziosa
Einaudi
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Alicia Berenson non parla più da quella sera.
Sono bastati pochi attimi e tutto il suo castello di certezze è crollato. Da allora è muta, si è chiusa al mondo e si impedisce di provare qualsiasi cosa. È come se avesse deciso di punirsi. L’unico messaggio che ha lanciato al mondo è il suo ultimo quadro, l’Alcesti. È stato il suo addio alla vita, così come nella tragedia di Euripide. La sua storia, il motivo del gesto che l’ha portata nell’ospedale criminale di Grove sono raccontate da quelle pennellate.
È intorno a questa figura misteriosa, alla sua assenza di parole che si muove il romanzo di Alex Michaelides La paziente silenziosa (pp. 290, ed. Einaudi). Lo scrittore, sceneggiatore, di Cipro ci conduce man mano nel mondo familiare di Alicia, nelle sue amicizie, nei suoi ricordi di infanzia.
Quando incontriamo Alicia ormai il processo, la giuria che l’ha giudicata colpevole pur senza prove certe e la morte di suo marito, Gabriel, sono il passato. Lei e il suo mutismo hanno creato un muro verso tutti gli altri. In realtà lei è morta quel giorno.
E poi c’è Theo Faber, uno psicologo che vuole aiutarla. Nessuno crede che ci sia speranze di recuperare quell’involucro vuoto di sentimenti e di parole. Lui però non si arrende. Sembra che quella donna, un tempo piena di talento, lo abbia stregato, lo spinga oltre i limiti. È come se lui le dovesse qualcosa. Anche se non si capisce bene cosa e perché.
Lei era una pittrice con una vita piena di successi, il marito un fotografo di moda. Sembravano felici. Quando il giovane psicologo veste i panni dell’investigatore si scopre quell’altra verità che sta sempre dietro la favola dell’apparenza. Intorno a questa coppia gravitavano una serie di personaggi che scopriamo man mano che le indagini di Theo proseguono. E ognuno è un sospettato, almeno per dei brevi periodi.
Ognuno dei due ha delle ferite che piano piano ci mostrano. Alicia ne ha i segni addosso, Theo se li porta dentro e non li riusciamo a vedere se non quando la penna dello scrittore che li racconta. I due personaggi appaiano a distanze siderali, uno che cerca di entrare e l’altra che tiene serrata la porta.
Solo alla fine si arriverà a scoprire cosa ha portato alla tragedia e soprattutto chi è stato il responsabile. E saranno rivelati i legami invisibili di vite che si incrociano senza neanche saperlo, di sofferenze personali che hanno dei punti in comune inconsapevolmente.

Eleonora Aragona

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