Charlie Chan e la casa senza chiavi



earl derr biggers
Charlie Chan e la casa senza chiavi
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Nell’etŕ d’oro del mystery nella letteratura statunitense, era in voga presentare i personaggi orientali come uomini crudeli e perfidi, spie o agenti segreti senza scupoli, rivali del detective o delle forze dell’ordine che si adoperavano per consegnarli alla giustizia. Di tendenza opposta č stato lo scrittore, giornalista e critico teatrale americano Earl Derr Biggers (1884-1933) che affermava “avevo visto film e letto storie su Chinatown e su cinesi malefici e mi venne da pensare che un eroe cinese affidabile, benevolo e filosofo avrebbe fornito un ritratto piů corretto di quella razza”. Da questa convinzione, e dopo aver letto un articolo di encomio a un poliziotto cinese durante il suo soggiorno ad Honolulu, nacque il personaggio di Carlie Chan, sergente e poi ispettore della polizia di Honolulu. Apparso nel 1925 in “The house without a key” (“Charlie Chan e la casa senza chiavi”) pubblicato a puntate sul “Saturday Evening Post” e  poi raccolto in volume, Chan č ispirato al vero sergente Chan Opana, ha peculiaritŕ e caratteristiche che ne fanno un personaggio nuovo e molto amato dai lettori. Col suo aspetto ingombrante  ed il suo carattere mite e cortese, Charlie Chan č protagonista di altri cinque romanzi della serie, interrotta dalla morte improvvisa dell’autore per un attacco di cuore nel 1933. Chan č un poliziotto paziente e tranquillo che non si lancia all’inseguimento di ladri o assassini, ma si concentra su piccoli particolari, minuscole incongruenze o comportamenti che giudica anomali. Tramite il personaggio di Chan, lo scrittore fa uno studio dei caratteri ed offre al lettore una spiegazione efficace e convincente di tutti i dubbi e le perplessitŕ che nascono nel detective durante le indagini. Chan, avvalendosi della saggezza e delle credenze proprie degli orientali, studia i suoi sospettati, analizza il carattere e gli atteggiamenti e trova probabili moventi o alibi. Il detective di Biggers ha un linguaggio molto particolare e simpatico, si esprime con un inglese storpiato e ricorre di sovente a proverbi e modi di dire cinesi, nella maggior parte dei casi di sua invenzione. Charlie č un vero gentiluomo, č galante con le donne e non si sottrae al fascino del gentil sesso, č molto leale e sincero con gli uomini siano essi amici, conoscenti o probabili colpevoli. La sua origine orientale č evidenziata anche dallo stile di vita che conduce, dall’attaccamento verso la sua famiglia molto numerosa e dal rispetto verso la moglie che si occupa della casa e dei figli. Nonostante abiti a Honolulu da piů di venticinque anni, Chan in casa č un autentico cinese, nell’arredamento di cui si circonda, negli abiti che indossa e nelle bevande che sorseggia. Vive con moglie e nove figli “in un bungalow aggrappato precariamente al pendio della Pinchbowl Hill”. E’ un uomo che non passa inosservato, ha un fisico ingombrante “in quelle isole calde gli uomini magri non erano la regola, ma questo era un’impressionante eccezione. Era molto grasso, infatti, eppure camminava con il passo leggero e delicato di una donna. Le sue guance erano paffute come quelle di un bambino, la pelle era color avorio, i capelli neri erano tagliati corti e gli occhi color ambra erano a mandorla”. Chan ha un carattere mite e pacato. A volte puň risultare prolisso e puntiglioso, e non ha nulla in comune con un altro orientale, Mr Moto, protagonista dei romanzi polizieschi di John Philips Marquand (1893-1960) contemporaneo di Biggers. Mr Moto č un giapponese, astuto e furbo agente segreto, che dietro la sua aria paciosa ed il suo aspetto gracile nasconde un bravissimo e agile lottatore di judo. Quello che Moto raggiunge con la lotta, Chan lo ottiene con l’osservazione, il ragionamento e le buone maniere.
La sua prima avventura a Honolulu (“Charlie Chan e la casa senza chiavi” 1925) lo vede alle prese con l’omicidio del ricco Dan Winterslip, pugnalato al cuore nel lanai della sua splendida villa a Waikiki. Chan ha modo di conoscere la famiglia di Winterslip, la figlia Barbara ed il cugino John Quincy arrivati sull’isola il giorno dopo l’omicidio. Dan aveva ospite la cugina Minerva, l’unica ad aver notato la presenza di un uomo nascosto in casa poco prima di scoprire il cadavere di Dan. I Winterslip sono una famiglia importante e influente di Boston con i ritmi e le usanze della grande cittŕ, ma una volta arrivati sull’isola, si lasciano affascinare dai suoi paesaggi e dalle sue atmosfere, “Boston sembrava come uscita da un racconto e State e Bacon Street erano solo ricordi di un’esistenza piů attiva ormai abbandonata”. Dan e il fratello avevano lasciato Boston per fare fortuna nei mari del sud e cosě era successo, ma pur vivendo in case attigue, erano da molti anni in pessimi rapporti. Il giovane John Quincy prende viva parte alle indagini e fa subito “coppia” con Chan, col quale si incontra quotidianamente per aggiornarsi sul loro dipanarsi. Il metodo di Chan colpisce gli esigenti bostoniani. John Quincy trascorre molto tempo col pacioso detective e ne apprezza gusti, linguaggio e saggezza. Le indagini procedono ad un ritmo lento e Chan non trascura nessun particolare con la sua calma ed i suoi tempi. Ben presto i sospetti cadono sul vecchio Egan, al quale Dan aveva concesso un prestito. Chan non si lascia vincere dalle apparenze, “sono un seguace del metodo di Scotland Yard” afferma “bisogna seguire solo l’indizio essenziale”, e non si lascia confondere dalle molte tracce perché “molte tracce ci portano in presenza di un irremovibile muro di pietra. Noi giriamo intorno, cercando ancora un altro sentiero”. Chan riesce a trovare il giusto sentiero e col supporto del giovane Quincy e la collaborazione del suo capo Hallet scopre il colpevole perché “la prova č essenziale in questo lavoro!”.

cristina marra

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