Labirinti – Franck Thilliez



Franck Thilliez
Labirinti
Fazi
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Un concerto. Quattro partiture da solista, con svisate, variazioni, capricci, e una quinta in grado di raccogliere, amalgamare, esaltare le singole parti convogliandole, in un crescendo ansiogeno e con toni orrorifici, verso un finale risolutivo e liberatorio. 

È questa l’impressione che lascia “Labirinti” di Franck Thilliez, Fazi Editore collana Darkside. Una storia, quella costruita dallo scrittore transalpino che si conferma autentico re del thriller (e del noir) di livello mondiale, fatta di autentici rompicapo, scatole cinesi, trappole, inganni, raccapriccio, che scende nel labirintico infernale che alberga in ogni essere umano. Anche semplici ricordi possono trasformarsi in momenti di terrore, vagando liberi o guidati da un burattinaio nei meandri del labirinto del cervello. L’abilità di Thilliez è totale, dallo stile fluido, scorrevolissimo, all’utilizzo di capitoli brevi dedicati alle storie delle quattro protagoniste, che poi diventano cinque. Un ritmo incalzante che, man mano, fa crescere l’angoscia ma anche la voglia di andare avanti, di scoprire il prossimo momento di terrore, di capire come l’autore riuscirà a mettere insieme i tanti pezzi incastrati tra loro e risolvere l’enigma. 

Il lettore si sente un po’ come Totò (passateci l’accostamento irriverente, ma serve anche ad alleggerire la tensione) nella scenetta in cui uno sconosciuto lo prende a schiaffi chiamandolo Pasquale e, alla fine, a chi gli chiedeva perché non avesse reagito rispondeva “E ché so’ Pasquale io?”. Ecco, ogni capitolo, ogni dettaglio, ogni cambio di direzione è uno schiaffo al lettore, a volte un autentico pugno nello stomaco, ma è tutto utile al coinvolgimento, all’immersione totale nella vicenda, una sorta di “metodo Stanilaskij” per identificare se stessi con le protagoniste.

La storia.  Camille Nijinski è stata incaricata di indagare sul ritrovamento di una donna priva di sensi, accanto al cadavere di un uomo dal volto sfigurato. La poliziotta si trova nello studio del dottor Fibonacci, uno psichiatra che le racconta una storia incredibile di cui è l’unico depositario, avendo raccolto la testimonianza della paziente, prima che perdesse la memoria. Un racconto lungo e complesso, spesso molto complicato, che ha per protagoniste cinque donne: Lysine, giornalista che ha subìto un furto in casa, vicenda che l’ha molto scossa; Véra, psichiatra che si è rifugiata in uno sperduto villaggio in cui vivono persone elettroipersensibili, il cui organismo non sopporta le onde elettromagnetiche emesse ad esempio da cellulari e wi-fi; Julie, la sedicenne rapita che ha nascosto ai suoi genitori di aver frequentato uno scrittore di thriller e horror, molto più grande di lei e dalla dubbia fama; Sophie, la scrittrice che nei suoi libri anticipa il verificarsi di eventi tragici. La quinta donna rappresenta il fil rouge del labirinto, quella in grado di dare qualche risposta a quello che accade o che semplicemente si immagina, indicando una via di uscita dagli illusori vicoli che si rivelano inevitabilmente ciechi, dagli scherzi musicali alla Mozart (per riprendere l’iniziale similitudine con un concerto), dalle trappole cruente disseminate da Thilliez.

Tutto questo in un crescendo parossistico che porta al crac, anticamera della soluzione finale, che lascia spossato il lettore. Libro che spinge alla lettura tutta d’un fiato, ma se riuscirete a dosarlo vi farà entrare ancor più immersivamente nella storia, riuscirete a sentirvi come il filo d’erba sul quale giace il corpo senza di vita di un uomo dal volto sfigurato.

Michele Marolla

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