La settima lapide



Igor De Amicis
La settima lapide
DeaPlaneta
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In un cimitero fuori Napoli vengono ritrovate sette lapidi conficcate nel terreno.
Ognuna riporta nome e cognome e data di nascita. Una ha anche la data di morte e su di essa giace riverso un cadavere sgozzato. Tutti i nomi riportati sono di persone invischiate coi clan, piccoli personaggi, ma non per questo meno feroci.
Il misterioso omicida viene subito soprannominato lo Schiattamuorto e la notizia fa subito il giro di tutta la città.
Una delle lapidi è destinata a Michele Vigilante, detto Tiradritto che è in galera da tanti anni.
Personaggio temuto e rispettato sembrerebbe al sicuro in quanto dietro le sbarre, ma il conto dei giorni e dei benefici fa sì che venga liberato in anticipo. Al momento di uscire la guardia esegue un rito ,diciamo propiziatorio, a ogni liberazione: se fa cadere il mazzo di chiavi a terra , significa che il tipo non tornerà mai più in galera. Solo che un passato come quello di Michele Tiradritto non si può cancellare, è un modo di essere, è stata una scelta che non ha più posto alternative. Se anche uno volesse dimenticare, ci penserebbero gli altri a renderlo impossibile. Uscito di prigione, Tiradritto, ha una missione da compiere, un conto da regolare prima che lo Schiattamuorto arrivi a lui. Attraverso il racconto del suo passato e dei suoi ricordi, piano piano scopriamo cosa lo lega agli altri sei destinatari delle lapidi. E intanto, come annunciato, anche gli altri vengono uccisi.
A indagare sul caso l’ispettore Lopresti affiancato da Currieri, vecchio poliziotto, vicino alla pensione e con una certa attitudine a imboscarsi. Solo che la polizia sembra essere sempre un passo indietro rispetto all’omicida. Quella di Michele Tiradritto è una corsa contro il tempo incontro al suo destino.
La settima lapide è un viaggio in luoghi oscuri e crudeli, “un viaggio nella follia e nell’ambiguità dell’uomo” come recita la frase di Conrad riportata all’inizio del libro. E molti sono i libri citati, oltre a Cuore di Tenebra, tra gli altri Il conte di Montecristo e Dazieri.
Igor De Amicis è un commissario di Polizia Penitenziaria, quindi, non c’è da dubitare che la vita delle carceri descritta sia assolutamente veritiera, cosi come la frase : la galera si fa da una parte e dall’altra delle sbarre. De Amicis descrive i codici di comunicazione non scritti del carcere, dove l’accusa e l’offesa più disonorevole, seconda solo a “pedofilo”, è essere additati come “infami”.
Incontriamo boss mafiosi che cercano di salvare almeno un figlio dal destino criminale e madri che invece incoraggiano orgogliose la carriera delittuosa dei figli. Un mondo dove la parola “rispetto” assume un significato minaccioso. La settima lapide è  “Un viaggio che conduce alla notte dell’uomo” (Cèline), una vorticosa discesa che non prevede possibilità di redenzione. Un destino segnato.
Due annotazioni: ogni giornata che scandisce il racconto porta segnato il santo, a sottolineare forse il malsano legame tra religione e clan malavitosi e i titoli dei capitoli, tutti presi da classici, se letti di seguito, formano quasi un breve racconto.

Cristina Aicardi

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