Primo



maria masella
Primo
frilli
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Ottavo romanzo della serie dedicata all’ispettore Mariani, Primo, in nomen omen, è in realtà un prequel: un flashback sulla prima inchiesta di un giovane commissario di polizia, fresco di nomina e poco avvezzo alle procedure di indagine.

A morire è un ex partigiano, vittima forse di militanti neri, un vecchio amico di famiglia. Una ferita dura da mandar giù, perché dietro alla sua morte c’è, per il giovane sbirro, un conflitto ideologico profondo. Lui, come la madre che non gli rivolge più la parola da quando ha preso posto in Questura, ha infatti un passato rosso che lo porta, sempre, a porsi degli interrogativi morali sul suo lavoro e sui metodi da utilizzare.

Maria Masella sceglie un approccio morbido, pacato, per descrivere nel migliore dei modi un personaggio che, dietro l’apparenza quieta, è in realtà molto più duro di quanto possa sembrare.
Alla pari, tanto per citare un contemporaneo dal fascino simile, del Soneri di Valerio Varesi.
In una Genova amara, un’indagine che sa di nostalgia. Mariani vive una storia di morte e, in parallelo, una storia d’amore. La contraddizione affiora bene, ed è il miglior pregio di un romanzo maturo ma anche teso. Una storia urlata sottovoce.

La prosa compita cattura con il passare del tempo, non dalle prime pagine; poi affabula e cresce. La Masella, che pratica il ruolo della giallista con molto mestiere, riesce anche a far credere che l’identità dell’assassino sia prevedibile; invece, con un colpo di coda, mescola le carte in extremis e colpisce a freddo. Primo, calibrato con gusto nella struttura, è un pregevole esempio di giallo provinciale, di quelli che rimangono dentro, con le loro atmosfere, i loro dubbi, i personaggi dolenti. E quei dettagli caratterizzanti che non serve sottolineare, appena tratteggiati.

matteo di giulio

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