La tela dell’eretico



Fabrizio Carcano
La tela dell’eretico
mursia
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Tornano Bruno Ardigò, il vice commissario e il giornalista Federico Malerba, i due amici e coprotagonisti che si avviano a diventare seriali, di: Gli angeli di Lucifero, primo romanzo di Fabrizio Carcano per sbrogliare una nuova cruenta indagine (con ben sei morti ufficiali coinvolti senza contare stragi) che li costringe ad affannose e scombinate ricerche sull’eresia medioevale dei catari, tra monasteri, sedi di ordini cavallereschi, musei e altro. Ma il mistero che avviluppa la storia è connesso con il grande Leonardo che pare ne fosse un adepto tardivo e ai suoi seguaci.
Cominciamo dall’inizio a inquadrare i misfatti milanesi:
1° morto: stimato professore, Giancarlo Adorni, massima autorità su Leonardo da Vinci (non da Firenze) ritrovato suicida a mezzo tetradotossina con Vangelo e croce blù che raffigura il Tau (croce dei Catari).
2° morto bruciato con cherosene. Cadavere impossibile da identificare, ma i resti dicono: razza ariana, ca. trentenne, alto 1,80.
3° morto bruciato come sopra. Questo identificato come Raffaele De Rosa per denuncia di scomparsa da parte di famiglia, gigolò, affarista arruffone ecc. con nutrito corteo femminile.
4° altro stimato professore, Ambrogio Radice, ritrovato suicida: stesse modalità di Adorni, stesso Vangelo e stessa croce.
5° morto, barman, buttafuori del locale notturno Serendipity.
E qui, dati anche vari indizi, per chiunque, salvo la bella procuratrice Pollini che ossessiona Ardigò, sarebbe logico accettare un collegamento tra questi casi e non far dannare il povero vice commissario, ma tant’è e comunque il 6° morto, pittore di fama ammazzato a Bergamo, porterà a quella che sembra la soluzione, ma…
Ma sarà finita davvero?
La storia tiene, stuzzica e sul fondo si anima piacevolmente ma altrettanto sono convinta che qualche sforbiciatina (segnalo: percorsi, descrizioni e spiegazioni un po’ troppo a effetto guida turistica) non guasterebbe per non affaticare il lettore, come pure l’accavallarsi di due narrazioni parallele che qualche volta pretenderebbero una spaziatura.
Decisamente incasinate le avventure sentimentali e pseudo donchisciottesche dei due protagonisti, quelle di Malerba poi sconfinano nell’incoscienza vera e propria trascinandolo, senza eufemismi, sull’orlo del baratro. Consiglio piuttosto al giornalista di accontentarsi della compagnia del vecchio e saggio gatto Ottone e al baldo commissario di ripiegare sull’affettuosa complicità del bastardino trovatello Frog.

patrizia debicke

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