Un bel sogno d’amore



Andrea Vitali
Un bel sogno d’amore
Garzanti
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Buona la prima, si dice quando si gira un film. Buono da leggere, si dice a ogni nuovo libro del medico scrittore Andrea Vitali. Sempre lui e sempre la sua Bellano a far da cornice nel tempo e nello spazio a un’infinità di storie. Non è possibile! Lo dite voi. Ormai Vitali ha sottoscritto un tacito patto con i lettori e a Bellano è successo e può succedere tutto. La fiction vince alla grande. Stavolta Vitali torna nel 1973 per inventare, raccontare e far vivere Un bel sogno d’amore, una misurata struggente, imprevedibile ma straordinariamente credibile storia d’amore. A Bellano, nel febbraio del 1973, corre voce che presso il cinema della Casa del Popolo verrà proiettato L’ultimo tango a Parigi. Sono passati pochi mesi dall’uscita del famosissimo, censuratissimo e poi sequestratissimo film di Bertolucci, condannato al rogo nel 1976. (L’Italia ha dovuto aspettare il 1987 per rivederlo proiettato liberamente sugli schermi). Il paese si schiera pro e contro. Avverse fazioni che si fronteggiano. Ma due persone finiscono con trarre vantaggio dalla situazione. La prima è il gestore del cinema che vende un mucchio di biglietti, la seconda Adelaide Pizzi, l’eroina della storia, che riesce a capire chi deve scegliere tra Alfredo Denti, serio meccanico lavoratore, un po’ mammone ed Ernesto Tagliaferri, detto il Taglia, scapestrato plagiatore, difficile da gestire, lesto di lingua e di mano, un attore insomma. Bella storia corale, affollata da tanti personaggi di spessore. Notevole il trio, già citato con contorno familiare, dove domina Benvenuta, madre di Alfredo, ossessionata dall’invadente dirimpettaia Carolina Tirelli. Straordinario il team al completo della locale stazione dei carabinieri, guidato dall’umanissimo maresciallo Massimino Pezzati, che si avvale del cameriere Squinzano, come informatore e, nel bisogno, del pescatore Ciffoletti, come fantasma. Palpabile ogni dialogo e scena di vita dei militi, comprese le prodezze culinarie del carabiniere Salvatore Insoliti. Malandrinate locali dell’Ernesto Tagliaferri, uno con le stimmate dello sbruffone sfigato e di altri balordi che si allargano troppo, fino a sconfinare nel contrabbando – la Svizzera è vicina – e nella microcriminalità. Ma troppi bicchieri fanno girare la testa, guastano il gioco e una macchina ruzzolata fuori strada provoca il patatrac. Poi, per finire, bisogna risolvere il mistero della serena metamorfosi di una bigotta e quieta ottuagenaria.

patrizia debicke

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