Lacrime di coccodrillo – Mercedes Rosende



Mercedes Rosende
Lacrime di coccodrillo
SEM editore
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In una società in cui persino la storica Barbie, nel film omonimo, si è ribellata ai canoni estetici di perfezione femminile, torna la scrittrice uruguaiana Mercedes Rosende con un personaggio imperfetto e altamente originale. Úrsula López, di professione traduttrice, è decisamente sui generis. Irrimediabilmente obesa, è come se fosse sempre la donna sbagliata sulla scena, per citare il titolo del primo episodio pubblicato in Italia nel 2021 da SEM, Società Editrice Milanese. Senza contare che quando si ha alle spalle un passato doloroso e si è in balia della frustrazione, la presenza nel giro della malavita diventa altamente probabile. E il soggetto trattato non fa eccezione.

Dopo La donna sbagliata, Úrsula López alberga quindi nelle pagine di Lacrime di coccodrillo (SEM, settembre 2023). Sullo sfondo c’è la città di Montevideo, dove Rosende è nata, che a mano a mano che si si addentra diventa protagonista alla stessa stregua.

La trama è movimentata, non ci si annoia un secondo. Il romanzo è diviso in tre parti e adotta una prosa originale, che rende il tutto fluido e descrittivo, quasi fosse una pièce teatrale. Merito dell’utilizzo del cosiddetto narratore onnisciente, colui che tutto sa e tutto dice, al di sopra delle parti. Che ha l’ardire di rivolgersi direttamente al lettore, suggerendogli a tratti quel che addirittura deve immaginare riguardo la scena che verrà introdotta. 

Personalmente apprezzo molto questo tipo di visione, per cui il romanzo mi è piaciuto in modo particolare, non lo nego, anche per questo.

Passando alla trama vera e propria, ci troviamo al cospetto di un criminale recidivo, rimesso in libertà grazie alle manovre di un losco avvocato. Egli avrà la libertà, ma in cambio dovrà aiutare ad assaltare un furgone blindato pieno di denaro. E così impariamo da subito che c’è sempre un prezzo da pagare, nel caso avessimo dei dubbi. A questo caso indaga Leonida Lima, una poliziotta che deve scontrarsi con la corruzione dei colleghi e ogni giorno fatica a tenere il passo con l’ambiente maschilista. E qui emerge appunto una Montevideo cupa, ammorbata dal malcostume, dove la gente agisce solo per il proprio tornaconto personale, senza troppo curarsi che sia legittimo o meno. 

In questo marasma di eventi, perché si susseguono davvero a ritmo serrato, si inseriscono i capitoli dedicati a Úrsula López, coi suoi trascorsi bui di un’infanzia negata, non ultimo il rapporto conflittuale col padre, per non dire di peggio. Úrsula è diventata insicura, con un’insoddisfazione che la divora ed è cresciuta di pari passo col suo peso corporeo. Mangia di continuo, per colmare il vuoto che avverte nel profondo, e si è trasformata nel tempo in una sorta di voyeur. Vive per procura, osservando la vita degli altri. A tal proposito, alla confusione rocambolesca dell’assalto al mezzo blindato e le vicissitudini dei personaggi minori, s’insinuerà anche un caso di omonimia godibilissimo. Un’altra donna che si chiama come lei, Úrsula López. E in effetti, all’inizio si parlava proprio di questa antieroina, in apparenza messa lì senza una motivazione comprovata, dove a millantare sono infinite possibilità. Anche perché in questo romanzo il confine tra buoni e cattivi è labile, per non dire intercambiabile.

Nel consigliare la lettura di Lacrime di coccodrillo a chi nelle trame noir ama il ritmo e i radicati risvolti psicologici, concludo citando una frase significativa. Rivolta a Úrsula, che speriamo di incontrare presto in un prosieguo. “Anche se sa, altroché se lo sa, che i suoi pentimenti non sono altro che lacrime di coccodrillo, che lo rifarà, che tornerà sempre a spiare.”

Recidiva nel suo peccare, dunque, ma consapevole nell’immolarsi a personificare quel che gli altri si aspettano esattamente da lei. Siamo frutto del nostro vissuto, nessuno escluso.

Cristina Biolcati

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