Il potere di uccidere – Fabrizio Roncone



Fabrizio Roncone
Il potere di uccidere
Marsilio
Compralo su Compralo su Amazon

L’ambientazione è quella delle terrazze romane. A fare da sottofondo, lo stesso “chiacchiericcio” degli amici di Jap Gambardella, ma senza la redenzione degli sparuti sprazzi di bellezza del capolavoro di Sorrentino. 

Nel nuovo romanzo di Fabrizio Roncone, lo squallore del mondo dei politicanti è messo a nudo con tutte le possibili accezioni del degrado umano, un realismo impietoso che lo rende unico e irrinunciabile nel suo genere.

I personaggi sono vividi, ritratti dal graffio di una penna che non perdona, veri nei dialoghi, diretti nei monologhi. Le parole sono come lame affilate che scavano voragini sulle miserie umane, tanto più gravi quanto mascherate dalle solite ipocrisie, dove l’ideologia politica soccombe a quello che resta di un’etica in avanzato stato di decomposizione. 

L’onorevole Pino Pignataro vive nell’eccitante consapevolezza di essere un uomo di merda. Guardate che mica è facile riconoscersi il luminoso talento di saper ingannare, di riuscire a ridere senza averne voglia, di apparire rassicurante e appassionato, generoso e disinteressato, mentre in realtà sei arrogante e ambizioso, avido e spietato: per questo Pignataro disprezza quei coglioni che lo votano.

Roncone sa regalarci una variegata galleria di personaggi abietti, veri squali delle aule parlamentari, che illuminati dal fascio di luce della sua penna diventano persino affascinanti, come la vertigine del potere, paragonata a un atto erotico, di cui l’avidità è solo una   controindicazione secondaria. Come lui stesso afferma, la rivoluzione abortita di Mani Pulite sembra avere sepolto i codici non scritti della vecchia corruzione sotto ai colpi d’accetta dell’arrivismo senza scrupoli della nuova generazione politica, dove a vincere è il far west più becero.

La verità è che le rivoluzioni o si fanno, o non si fanno. Quell’inchiesta si rivelò invece solo un colossale, nefando equivoco.

Protagonista de “Il potere di uccidere”, è ancora l’eroe dimezzato Marco Paraldi, l’ex giornalista vinaio che avevamo lasciato con “Non farmi male” (Premio NebbiaGialla 2022), che decide di scendere nuovamente in campo affrontando i fantasmi del passato e impugnando le vecchie armi di cronista di nera per indagare sulla misteriosa scomparsa di un giovane ragazzo, autista del poltico rampante del momento e figlio di una vecchia conoscenza dei tempi del giornale.

Paraldi è sceso in apnea dentro i suoi pensieri più oscuri: un labirinto buio dove è come lottare contro i ragni giganti. Questo vecchio ti è venuto a chiedere aiuto, ma tu ormai vivi un’altra vita. Sei un oste, un cazzo di vinaio se vogliamo dirla in modo più chic. Il tuo mestiere è trovare vini di rango, non ragazzi scomparsi.

Con questo nuovo romanzo, Ronconi sfida ancora una volta la saggistica politica per  travasarne i temi in un giallo avvincente, le cui logiche sono da lui manovrate con la destrezza di un giocoliere. Il risultato non è solo un’indagine serrata senza risparmio di colpi di scena, ma anche un testo esplosivo farcito di una competenza pluridecennale e di una sagacia semantica di rara precisione, capace di disegnare la “cosa” italiana nei suoi sconcertanti particolari umani.

Ne esce il ritratto vivido di un eroe contemporaneo, con i suoi tick, le sue irrinunciabili manie e la sua sete di verità. Una solitudine riscaldata da un manipolo di amici altrettanto pittoreschi: dalla contessina romana Chicca Tavani Cavadini, che si muove in quell’area limacciosa al confine tra l’amicizia e l’amore, ai compagni della vineria Mezzolitro, Picasso, “l’avvocato” e Bamba, a cui fanno da corollario brevi squarci di vita di strada, il disperato sopravvivere  del Carducci e del De Gregori, due adorabili senzatetto vittime della violenza urbana. 

Maneggiata dal talento di Roncone, la decadenza delle terrazze romane diventa il cavallo di Troia per fare breccia nei giochi di potere della nostra Repubblica delle banane, offrendogli il destro per una diaspora che parte dalla politica e approda a un immaginario narrativo graffiante nello stile, pirotecnico nel contenuto.  

Semplicemente, straordinario.

Silvia Alonso

Potrebbero interessarti anche...