L’altare della paura – Jean-Christophe Grangé



Jean-Christophe Grangé
L’altare della paura
Garzanti
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È la paura evocata nel titolo a essere fuorviante. E non solo perché sarebbe più immediato parlare di curiosità pensando a cosa realmente suscitano queste pagine. Ma anche per quanto riescono a dire. Sulla fede, sugli uomini, sul fanatismo. E soprattutto sulla facilità con cui quella paura viene associata alla religione nella sua essenza primordiale: un automatismo che impedisce di guardare all’uomo separatamente dal culto. Di distinguere il religioso dalla religione. Il fedele dalla fede.  

In questa dicotomia si insinua la paura. Non dietro un altare ma in chi di quell’altare si serve per appagare la propria sete di potere. In chi quell’altare lo usa per i suoi scopi più reconditi controllando e manipolando orde di menti sacrificabili. Difficile dare una lettura differente dell’indagine che il detective Pierre Niémans porta avanti in queste pagine insieme a Ivana Bogdanović. Nella cappella alsaziana di Saint-Ambroise il vescovo di un’ambigua comunità anabattista rimane ucciso dall’improvviso crollo della cupola: quello classificato inizialmente come un tragico incidente nasconde in realtà una lunga storia di angherie e soprusi perpetrati all’interno della piccola comunità sconosciuta al resto del mondo. Lì, dove l’esistenza umana è cristallizzata in un’eternità senza tempo, le Scritture legittimano una serie di comportamenti inquietanti le cui ragioni sfuggono alla logica umana.

Ma anche qui non è la religione, né le Scritture: è l’interpretazione che l’uomo dà a quelle parole. Emissari unici di un messaggio divino di purezza e integrità religiosa, così si presentano: in quella rettitudine, nella devozione esibita si cela invece la malignità che contagia l’animo di quanti sono parte di quella comunità. Per Niémans e Ivana, infiltrata tra i lavoratori delle vigne che possiedono gli anabattisti, il nemico non è solo l’ignoto ma soprattutto l’omertà che serpeggia.

Interessante nella ricostruzione di Grangé è proprio lo stile di vita di questa comunità: da qui la curiosità di approfondire, informarsi. Di rompere quel muro di silenzio che anche nella realtà aleggia intorno a queste comunità, qui efficacemente ritratte anche in una dimensione di storicità. D’altronde sono numerosi i titoli che testimoniano la grande abilità di Grangé nel portare il lettore dentro la narrazione, in un turbinio di atmosfere cupe ed esperienze trascendentali.

Il rumore della pioggia incessante fuoriesce da queste pagine insieme all’odore del sangue che cola: impossibile non averne percezione. Ecco, pensando davvero alla paura probabilmente sono altri i titoli dell’autore più meritevoli. Ma immergersi all’interno di questa comunità, di quei vigneti che nascondono segreti orripilanti è comunque un viaggio che merita sicuramente di essere fatto.      

Giulio Oliani

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