La tuffatrice – Julia von Lucadou



Julia von Lucadou
La tuffatrice
Carbonio
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La tuffatrice, Julia von Lucadou (Carbonio Editore)

È strano leggere qualcosa di distopico mentre l’umanità è stretta all’angolo da un virus pandemico che ha causato milioni di morti.

Perché sembra esserci una tetra correlazione tra la società votata all’ultraproduttività descritta da Julia von Lucadou nel suo splendido romanzo d’esordio, La Tuffatrice, edito da Carbonio Editore, e quella attuale, bizzarra e confusa, nella quale un gruppo di esagitati guidati da un tizio seminudo che indossa una testa di bufalo, prende d’assalto Capitol Hill. La prima vive di algoritmi, si affida alla potenza dei feedback e all’ineffabilità della geolocalizzazione consapevole, impone la plasticità del benessere fisico e il controllo serrato di ogni azione quali requisiti primari di un’organizzazione sociale da cui è impossibile derogare.

La seconda, la nostra, è alla ricerca disperata di un nuovo orizzonte.

Riva Karnovsky è la star assoluta del Base Jumping, milioni di persone si cibano del suo coraggio mentre si lancia nel vuoto dai più alti grattacieli di una metropoli senza nome, l’adorano anche se di lei percepiscono esclusivamente il riflesso di un’immagine che spopola sugli Skybox. E’ stanca, sfibrata, decide di ritirarsi creando un pericoloso bug all’interno del gruppo che la rappresenta, per nulla disposto ad assistere allo smottamento dei propri privilegi sociali a causa del tracollo emozionale della loro creatura. L’unica strada è farla tornare sui propri passi, provare a rinsavirla, magari grazie a qualcuno che l’aiuti a ritrovare la voglia di riprendersi la scena. E qui entra in gioco Hitomi Yoshida, psicologa incaricata di correggere l’anomalia di Riva, è lei a prendersi la scena, ci accompagnerà tra le pieghe di un mondo disumanizzato nel quale l’essenza è riferita esclusivamente alla capacità di divenire parte integrante di un sistema a punti elaborato per conseguire il massimo profitto. Ma nulla è per sempre…

Grazie ad una scrittura essenziale, scarna e per questo ancora più vibrante, La tuffatrice ci costringe a guardare oltre l’ordine apparente delle cose, consegnandoci l’immagine di un futuro prossimo che sembra ineluttabile vista la deriva del nostro presente.  

Antonio Amoruso

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