Debiti di sangue – Susana Rodríguez Lezaun



Susana Rodríguez Lezaun
Debiti di sangue
Elliot Edizioni
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Visto che Camilleri l’aveva preceduta battezzando Montalbano il celebre commissario che si muove nell’immaginaria Vigata, per rendere omaggio al suo padre letterario, Manuel Vasquez Montalban, l’autrice Susana Rodríguez Lezaun ha chiamato David Vázquez il suo ispettore di polizia, protagonista di una trilogia insieme alla squilibrata ma seducente Irene Ochoa. 
Abbiamo già conosciuto l’originale coppia in Senza ritorno, corposo romanzo ambientato a Pamplona, che si apre con la disperazione di Irene, proprietaria di una compagnia di viaggi nel cuore della città, ma la cui vita è diventata un inferno, al punto che per non essere uccisa di botte, sarà lei a uccidere il marito, Marcos, simulando un incendio provocato dallo stesso ubriaco fradicio, e successivamente, quando la cognata, Marta, sospetterà di lei, non esiterà a favorirne il trapasso. 
Conoscere David Vázquez per Irene Ochoa ha segnato un nuovo inizio, ma mentre l’ispettore le apre il cuore senza riserve, lei continua a convivere con le ombre del passato che in questo secondo romanzo della trilogia, Debiti di sangue, deflagreranno, specie quando sarà ricattata da chi troverà il diario che custodiva la suocera.
Nessuno sfugge alle ombre lunghe dei propri delitti. 
David e Irene vivono insieme a Pamplona, lui le ha fatto conoscere la madre ottantacinquenne che vive sulla Sierra di León, come a invocarne la benedizione per quello che intende fare, chiedere a Irene di sposarlo.
Possiamo sposarci, formare una famiglia… Possiamo scrivere un nuovo libro insieme, qualcosa che ancora non è stato scritto, senza cancellature”.
Vasquez cerca le quiete tra le braccia di Irene, vuole mettere su famiglia, fanno l’amore con passione, ma lei ha un buco nero nell’anima. Il passato la perseguita.
Irene gli mise la mano sulla bocca, obbligandolo a tacere. «Andiamo con calma, un passo alla volta, David. Non possiamo correre prima di imparare a camminare. Cominciamo a conoscerci, a scoprirci giorno per giorno, e se arriverà il momento di formare una famiglia, entrambi lo sapremo».
Una sera a Pamplona, il potente Jorge Viamonte, presidente della Banca Ispano-Francese, una delle più solventi nell’agitato panorama finanziario spagnolo, costellato quasi ogni giorno di notizie su fallimenti, commissariamenti e istituti in bancarotta, riceve una telefonata da Lucas. Nonostante siano fratelli, Jorge e Lucas sono diversissimi. Laureato, colto, ricco e brillante, con moglie e figli universitari, il banchiere, alcolizzato, vagabondo e senza fissa occupazione, Lucas. 
Nonostante tali sostanziali differenze, Jorge nutre affetto per il fratello e non l’ha mai abbandonato al suo destino, così quando riceve la telefona in banca con la richiesta di un altro prestito, nonostante abbia impegni di lavoro che lo attendono da lì a poco, Jorge si reca dove vive Lucas, nel malfamato quartiere Berriozar, alla periferia di Pamplona. Il banchiere però non troverà il fratello, ma il suo assassino armato di pistola.
Le indagini sono affidate all’ispettore David Vázquez e alla sua squadra di cui fanno parte Teresa Mateo, sbirra tosta e in avanzato stato di gravidanza, la valorosa brunetta Helen Ruiz, lo scapolo d’oro del commissariato, Mario Torres e l’agente Ismael Machado dalla voce inconfondibile. 
In Spagna, come nel resto d’Europa, la crisi economica che aveva fatto scoppiare la bolla immobiliare dei mutui sulle case non ha risparmiato neppure la banca diretta da Jorge Viamonte, e lui come direttore veniva fatto oggetto di continue minacce e proteste. Ad alimentare l’odio sociale anche un sedicente blogger, Juan Luis Pedraza, alias Koldo, studente fuori corso di Giurisprudenza, responsabile di Bankeromuerto.com.   
Fame e disperazione diventano un mix potente per armare qualunque mano, specie quando tanta povera gente si ritrova insolvente e senza lavoro, e la banca si impossessata delle loro case.
“Quando la Banca Ispano-Francese sollecitava l’escussione di un’ipoteca che comportava l’esecuzione di uno sfratto e i giornali lo pubblicavano, le minacce si moltiplicavano» ammette a Vasquez, Alberto Armenteros, segretario del banchiere assassinato. 
L’autrice non bara col lettore, gli mostra tutte le possibilità che si presentano all’investigatore per risolvere il caso e scoprire l’assassino. Un romanzo molto vicino alla realtà, scritto con lo stile affabulatorio che ormai conosciamo e apprezziamo. Susana Rodríguez Lezaun prima ancora che scrittrice è una giornalista, e il suo approccio alla narrativa con solida documentazione alle spalle, traspare tra le righe dal realismo che sa trasfondere, come per altro ha detto lei stessa in un’intervista. 
“Voglio che siano il più credibile possibile, anche se tutto quello che racconto è finzione, come in effetti lo è. Inoltre, mi piace che i miei romanzi abbiano tensione, che il lettore voglia sapere cosa accadrà dopo.”
Un noir dove in effetti non mancano i colpi di scena e dei momenti di erotismo che danno pepe allo scritto senza tuttavia mai trascendere nella volgarità.
Sprofondò nell’aroma di suo marito e liberò tutte le emozioni represse da quando aveva trovato il diario. Gli piantò i denti nei capezzoli per calmare i nervi dopo la lunga attesa, gli graffiò la schiena per allontanare l’ansia e la paura, lo cavalcò mentre lui la guardava estasiato, cercando di soffocare il fuoco che sentiva dentro. Portò la mano di Gorka sul seno, sul sedere, sul clitoride talmente gonfio che le causava dolore. Si sentiva sempre più eccitata, più bagnata, più padrona di sé, più cosciente del futuro che la aspettava. Spostò le dita del marito dai suoi genitali per accarezzarsi, sempre più forte. Poteva respirare appena, agitandosi sopra di lui, salendo e scendendo fino a che sentì tra le gambe un formicolio quasi dimenticato, una folata di piacere che la travolse completamente, obbligandola a portare la testa indietro e a urlare di puro piacere. Gorka la prese per i fianchi raggiungendo anche lui l’orgasmo. Poi, sdraiati uno vicino all’altra, sbirciando l’orologio per calcolare quando sarebbe tornata la bambina, sorridevano come due adolescenti innamorati. «Non so che roba hai preso» disse Gorka senza smettere di ridere, «ma se gli effetti sono questi, cerca di farlo più spesso». 

Roberto Mistretta

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