In una Bologna alle prese con la seconda ondata di Covid e le regioni a colori, in base ai DPCM che vengono emanati un giorno si e l’altro pure, Filippo Venturi ci fa re- incontrare il suo oste preferito, Emilio Zucchini, il Zucca, per gli amici.
In questo momento di apri e chiudi, misura la distanza tra i tavoli come un provetto geometra, sanifica ambienti come la migliore delle massaie e intanto pensa ad Alice, una delle sue cameriere, nonché amica o forse qualcosa di più. Il precedente lockdown, con la chiusura totale di ogni forma di vita sociale li aveva fatti avvicinare… addirittura coabitare sotto lo stesso tetto, almeno ci si fa compagnia, in questa Bologna resa deserta, con i canti dai balconi che aiutano a metabolizzare quanto sta succedendo intorno.
Ma improvvisamente Alice scompare. Non è da lei non avvisare, non chiamare e pertanto Emilio si convince che è successo qualcosa, qualcosa di grave, ed inizia a cercarla. Nel frattempo la Bologna a colori, verde, giallo, arancio è scossa da una serie di efferati omicidi… tutti uomini, tutti professionisti, gente abituata alla bella vita tanto da essere soprannominati i Milordini. E la scomparsa di Alice? Emilio indaga, cerca, gira tutta Bologna con la sua bella autocertificazione in tasca, presto intuisce che i due casi sono collegati, o meglio intrecciati… si risolve uno e si sbroglia la matassa anche dell’altro.
Libro veloce, divertente, spassoso, un modo di scrivere che acchiappa e che riversa tra le righe tutta l’emilianità del ristoratore-detective, la battuta sempre pronta, il gusto per la buona tavola e il buon bere. Ma attenzione, un libro leggero ma non di certo superficiale. L’argomento trattato è serio, serissimo, troppe volte finito nelle pagine di cronaca nera e la bravura di Venturi sta proprio qui, nel cambiare tono alla narrazione, nel passare dalla suspence del thriller al tragicomico della commedia all’italiana. Emilio Zucchini è così, genuino nei sentimenti e nel suo modo di fare come un buon piatto della tradizione culinaria emiliana.