Le ossa del diavolo



kathy Reichs
Le ossa del diavolo
rizzoli
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Da sempre ammiro la capacità degli autori americani di dare vita a saghe infinite, dote che alle controparti italiane invece mi pare manchi, capaci di tenerti legato anche quando il livello qualitativo scende. Kathy Reichs e la sua Temperance Brennan sono un perfetto esempio di questo meccanismo. Anche all’ultimo libro della serie, il decimo, Le ossa del diavolo, manca la verve dei primi episodi, o forse è il protrarsi di personaggi e situazioni che incide sulle percezioni a riguardo. E se, per fortuna, l’autrice è uscita dalle paludi creative che qualche anno fa rischiavano di affogarne l’indubbio talento (Ossario il livello più basso), si sente il bisogno di un nuovo punto fermo, di un evento significante che ridia corpo e carattere alla serie. E poi di trame forti, coinvolgenti, cosa che in Le ossa del diavolo avviene soltanto nelle prime cento pagine, poi l’indagine, quasi a soffrire degli ultimi caldi dell’estate nel North Carolina, rallenta, sbuffa, involve, portandosi dietro qualche sbadiglio. Da salvare, come di consueto, l’alter ego letterario della scrittrice, la dottoressa Brennan, ormai vicina alla cinquantina ma sempre dominata da ormoni e senso etico, mentre un po’ ha fatto il suo tempo la figura del detective Ryan, che come ogni bel tenebroso dopo un po’ annoia.

mauro zola

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