Le poliandriche (scomparse)

Le donne alla fine c’entrano poco. Però, che soddisfazione leggere il titolo dell’interessante libro di Giuseppe Tucci, uno dei massimi orientalisti del secolo scorso: Il paese delle donne dai molti mariti (Neri Pozza). Noi “fanciulle” del XXI secolo a Ovest di Mosca, al massimo, abbiamo più uomini (magari anche in simultanea), ma senza portare la fede d’oro per tutti, ci mancherebbe.

Tucci (1894-1984) non è stato un tipo facile e forse non era neanche simpatico. Ma ha avuto meriti immensi nello studio e nella divulgazione delle culture asiatiche. Oggi magari è più famoso per la sua clamorosa rottura con il suo brillante assistente Fosco Maraini, il papà di Dacia.

Invece per chi fosse davvero curioso delle culture indiane e tibetane i suoi libri costituiscono un patrimonio unico (come la Storia della filosofia indiana, edita da Laterza).

Beh, confesso, arrampicata in precario equilibrio su una sedia, per sottrarmi alla polvere circostante, nel mio hotel di Leh (la capitale del Ladakh, il cosiddetto piccolo Tibet indiano), quest’estate mi sono sentita in parte rincuorata leggendo nel libro di Tucci che la pulizia è l’ultima delle preoccupazioni dei tibetani. Anzi, dice il maestro: sono proprio sporchi. E se se n’è accorto lui, che non era stato frenato da nessun valico impossibile, da nessun vento polare, dalla neve, dalla solitudine, dalla fame durante i suoi viaggi in carovana per le valli e i picchi tibetani, allora qualche buona ragione per restarmene inorridita in cima alla mia sedia l’avevo anch’io.

E così ho iniziato a riflettere sul fatto che anche quella storia della poliandria, delle donne dai molti mariti, puzzava. Ho chiesto in giro: mi hanno detto che l’istituto sopravvive solo in alcune valli secondarie. Non solo. Ma altro che poligamia islamica, dove il marito gode tutti i privilegi e deve solo avere una borsa ben fornita! In Tibet (e nelle regioni indiane di cultura tibetana, come appunto il Ladakh) è lo sposo che versa una somma alla famiglia della sposa.

E quindi, se i fratelli si mettono d’accordo nell’acquistare la stessa moglie, risparmiano.

Non solo, ma poiché la terra coltivabile è poca, è meglio non dividerla: si resta tutti nella stessa casa e si fanno fare “le pulizie”, si fa cucinare, trasportare il letame e la paglia, badare agli animali, coltivare, etc etc., alla stessa moglie. Forse toccherà avvisare i musulmani: c’era qualcuno più furbo di loro.

Il prossimo appuntamento con WW è per giovedì 13 settembre. Come ogni volta saranno veri DiRottamenti, percorsi inaspettati su territori già battuti.

valeria palumbo

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