Luigi Bernardi

MilanoNera ha oggi il piacere d’incontrare lo scrittore e direttore editoriale Luigi Bernardi

Lei è uno dei massimi esperti italiani di noir, un talent scout autentico che ha scoperto autori come Lucarelli, Fois, Simi e moltissimi altri.
Da cosa si riconosce uno scrittore di razza?

Dalla voce. Uno scrittore lo riconosci dalla voce, che è la sua e di nessun altro. Ci sono tante persone che scrivono, ma solo gli scrittori hanno la voce. Molti sono capaci di raccontare una storia, ma pochi quelli capaci di imporla con la propria voce. E quei pochi sono coloro che mi interessano.

Dirige le collane WalkieTalkie e Babele Suite dell’editore Perdisa. Ci vuole parlare di questa sua nuova avventura letteraria?
Un’opportunità per costruire un paio di collane diverse. Babele Suite perché pubblica novelle, un formato un po’ caduto in disuso e invece molto interessante per chi scrive e per chi legge. WalkieTalkie perché, oltre ai romanzi, offre editoria anche alle antologie di racconti. Si tratta di un paio di collane dinamiche, dalla grafica innovativa: bei libri, insomma, di quelli che l’editoria italiana produce sempre di meno.

Chi è il lettore tipo di noir e gialli in Italia? Ha un profilo particolare?
È un conservatore, uno al quale piace che i conti tornino sempre. Un sognatore, quindi: perché nella vita è difficile che succeda, o almeno che succeda con la stessa frequenza dei romanzi.

Il libro che ti piacerebbe aver pubblicato, quello che ti sei pentito di aver pubblicato, e quello che hai pubblicato e che ha venduto di più
Nessun pentimento. Vorrei invece aver pubblicato in edizione italiana i romanzi di Izzo e di McIlvanney. Li avevo chiesti quando dirigevo Euronoir per Hobby & Work, e mi sono sfuggiti per un soffio, forse anche perché l’editore non aveva una sufficiente caratura internazionale. Quello che ho pubblicato e ha venduto di più, se escludiamo Romanzo criminale di De Cataldo che è il frutto di un lavoro editoriale di squadra, credo siano in realtà due: Pericle il nero di Ferrandino e Falange armata di Lucarelli. Naturalmente hanno venduto tanto dopo, in edizioni diverse da quella che avevo pubblicato io, con la mia piccola casa editrice. I

Chi è il pubblico che va ad assistere alle presentazioni letterarie (a parte gli scrittori in cerca di editore e gli amici intimi dell’autore)?
Recentemente ho rilevato la presenza di cercatori di buffet, solo che alle presentazioni di libri raramente c’è il buffet…

Meglio duecento persone ad una presentazione di un vostro libro o un articolo di una pagina nella sezione cultura di un grande quotidiano nazionale?
Se avessi duecento persone alla presentazione, vorrebbe dire che avrei pubblicato il libro di un comico. Meglio allora la pagina di un quotidiano, anche mezza.

Essere editori in Italia oggi: vocazione, incoscienza o business?
C’è chi lo fa per vocazione, chi per incoscienza, chi per business. Il business premia di più dell’incoscienza. L’incoscienza premia più della vocazione. La vocazione premia più del business. Di solito, almeno per quanto mi riguarda, i risultati migliori li dà l’incoscienza.

E’ vero che in Italia ci sono più scrittori che lettori? Che percentuale leggete dei manoscritti che vi arrivano in casa editrice e quanti poi ne pubblicate?
Ne leggiamo, ma in percentuale sempre più bassa perché la stragrande maggioranza dei testi che arrivano non possiedono la voce e quindi non interessano le collane che dirigo. Ultimamente mi sono arrivati alcuni testi buoni, che pubblicherò in Babele Suite. Non si tratta comunque di esordienti, quanto di scrittori che hanno voluto, a proprio rischio, cimentarsi in una sorta di scrittura su commissione, sia pure non commissionata. Il fatto che faccia gola a molti scrittori, è la dimostrazione che la collana funziona.

Un buon consiglio per gli scrittori già pubblicati ed uno per gli esordienti.
Gli scrittori già pubblicati, soprattutto appena pubblicati, dovrebbero evitare le librerie e l’angoscia di vedere il proprio libro combattersi lo spazio con migliaia di altri. Gli esordienti, intesi come aspiranti esordienti, dovrebbero leggere il loro testo al alta voce, nudi e davanti a uno specchio: se arrivano alla fine, hanno speranza.

paolo roversi

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