L’uomo liscio



Gianluca Morozzi
L’uomo liscio
Pendragon
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Altra convincente prova letteraria di Gianluca Morozzi, poliedrico scrittore e musicista bolognese, L’uomo liscio non è né un giallo né un noir, ma un curioso, surreale, divertentissimo romanzo di iniziazione, non privo però di qualche piccolo mistero e soprattutto di uno spiazzante colpo di scena finale.
Lorenzo “Larry” Lancia, disincantato e un po’ cinico ultraquarantenne affermato sceneggiatore di fumetti (sua è la firma sul celeberrimo Simon Mist), si “risveglia”, dopo sei giorni di febbre fortissima, con un “piccolo” problema: ops, non si ritrova più l’apparato genitale, che è totalmente sparito, come per magia.
Il fratello, affermato andrologo, tenta in qualche modo di confortarlo. Larry soffre infatti di una sindrome rarissima (in tutto il mondo se ne conoscono solo altri sette od otto casi, peraltro quasi tutti sfortunatamente conclusi con il suicidio dei diretti interessati), ma esiste una cura, a livello sperimentale, che “dovrebbe” riportare il Calibro 16 (come lo chiamava Larry prima del disastro, e tutti abbiamo capito benissimo a cosa ci stiamo riferendo) agli antichi splendori nel giro di “appena” un anno, un anno e mezzo.
Cominciano così le tragicomiche avventure dell’ex libertino Larry per destreggiarsi, senza perdere la faccia, fra le avances delle numerose fan e la convivente Clara (con la quale peraltro il rapporto è da sempre molto tiepido).
Ma soprattutto, in lunghi flash back, Larry rievoca nel frattempo il suo passato da adolescente e poi giovane adulto, sempre giostrato fra avventure di una notte, in compagnia dell’amico di una vita Mino, bravissimo disegnatore, anche lui di fumetti, e l’amore per la giovane Fiore, imbranata adolescente bruttina che Larry ritroverà  dopo qualche anno, bellissima, bravissima e scafata attrice underground.
Già l’idea iniziale, con qualche precedente kafkiano, basterebbe da sola a intrigare il lettore. In più, Morozzi riesce a sviluppare il tema, che di per sé si presterebbe anche a qualche volgarità, con finissima ironia e molto spesso grande comicità.
In proposito, da gustare, cercando di non sghignazzare troppo forte se in presenza di sconosciuti, la scena della iniziazione sessuale della povera e volonterosa Fiore, che ha “studiato” sui libri i rudimenti dell’ars amatoria.
Intriganti anche la caratterizzazione e lo studio psicologico dei vari protagonisti (indimenticabile la figura dello sciroccato zio materno “Bon Jovi”, con i suoi spassosissimi consigli al giovane nipote) e la colonna sonora, tutta Anni ’80 e ’90.
Un altro libro che si legge tutto d’un fiato, con in più una chicca: il finale è aperto e presuppone un sicuro seguito.

 

 

Gian Luca Antonio Lamborizio

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