Malvasia Tropicale è un libro difficile da classificare. Oggi, per vendere, sembra sia necessario etichettare ogni libro con un genere, in modo che il lettore non abbia brutte sorprese. Se anche voi siete di questa idea allora il romanzo di Villani non fa per voi, perché è una sorpresa. E proprio qui sta il suo maggior pregio: vale la pena leggerlo perché riesce a collocarsi a metà strada fra tanti generi senza rappresentarne nessuno.
E’ una storia gialla ma non è un giallo: la vicenda si tinge di mistero in maniera più incidentale che voluta, funzionale ai fini narrativi.
E’ un diario di viaggio (catartico per molti versi) che il protagonista, omonimo dell’autore, compie in Costarica tra imprevisti e incontri sorprendenti, rallentando il suo cammino solo per un boccone di gallo pinto, un sorso di birra ghiacciata in una soda di San José o per la lettura di un libro del vecchio Hemingway che, con il suo spirito, aleggia in molte pagine.
E’ una storia on the road che più che Kerouac ricorda la LatinoAmericana in motocicletta di Guevara.
E’ un libro che strizza l’occhio al mito del “Mollo tutto e me ne vado in sudamerica“; con quali risultati, poi, se ne renderà conto sulla propria pelle il protagonista.
Quello che conta, comunque, non è la vicenda narrata in sé quanto il percorso spirituale del Villani personaggio: Malvasia Tropicale, infatti, è, in ultima analisi, principalmente un romanzo di formazione perché puoi anche fuggire in capo al mondo ma le tue origini difficilmente le dimentichi. E se lo fai sono loro a venirti a cercare. Come succede al protagonista: dovendo scegliere le bollicine giuste per il proprio, solitario, brindisi di capodanno, davanti ad una bottiglia di champagne e ad una di Lambrusco, entrambe al modico, identico, prezzo di 100 dollari, opta, senza remore, per la seconda…
Un libro piacevole e ben scritto, anche se la risoluzione finale, a mio parere, avrebbe meritato qualche pagina in più. (paolo roversi)
Andrea Villani – Malvasia Tropicale – Battei GIUDIZIO:
