Mediterraneo – Gianluca Barbera



Gianluca Barbera
Mediterraneo
Solferino
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La Grecia, la Turchia, Gerusalemme. Le tappe principali della ricerca spasmodica di un padre sulle tracce del proprio figlio, scomparso dopo che gli ha inviato una mail in cui gli scriveva di sentirsi preoccupato e in pericolo perché qualcuno voleva fargli del male. Le ultime tracce del giovane sono a Creta ed è qui che si reca Giovanni, drammaturgo, che ha proprio una sua commedia rappresentata nell’isola greca in quei giorni, alla ricerca di suo figlio Christian.
Da questo momento in poi il romanzo di Gianluca Barbera diventa un giallo ma anche moltissimo altro. È storia, archeologia, scoperta, viaggio, mitologia. 
Sopra il sottofondo di una storia che racconta di padri e di figli, di legami ancestrali e di ricerca che si spinge fino alla suspense pura c’è la sovrarchitettura di una trama colta e raffinata che induce il lettore a considerare ogni capitolo della storia un viaggio virtuale tra luoghi e scoperte. 
E la scoperta più affascinante dell’intera narrazione è quella di un ipercubo. 
Nella sceneggiatura cinematografica questo elemento si direbbe della “scatola chiusa”. Un qualcosa che si mette in scena e che serve come pretesto per raccontare una storia. Non c’è nulla in realtà in quella scatola e lo spettatore dopo qualche minuto di proiezione neppure se ne ricorda più. Ma intanto si è guardato tutto il film apprendendo la poetica che il regista voleva esprimere nello stesso. 
Barbera, forse per la prima volta in maniera così netta nella narrativa italiana, mette in campo la stessa tecnica cinematografica, che non solo ridefinisce il senso del Tempo, o χρόνος come direbbero gli antichi greci, ma svolta tutto il giallo in vero mistery, dando al romanzo una particolarità tutta propria che affascina e rapisce completamente il lettore. 
L’ipercubo che troviamo, infatti, in Mediterraneo è uno strumento che viene dal futuro ed ha la straordinaria capacità di far riaccadere eventi del passato o di rappresentare momenti del futuro. Chi possiede l’oggetto è come se vivesse contemporaneamente tempi e dimensioni differenti, quelli bravi potrebbero perfino dire “dimensioni”. 
Ma come ci è finito l’ipercubo nel Mediterraneo? E perché Christian, il figlio di Giovanni e il suo amico sub, Pedro, spariscono subito dopo aver ripescato questo oggetto dal mare? 
Scrivere un romanzo simile presuppone una grande competenza in molti ambiti, ma soprattutto presuppone una padronanza della scrittura e del linguaggio che proprio non sono da tutti; l’autore confeziona una storia superba dove i colpi di scena e la suspense si amalgamano con sapienza e ingegno all’azione, dove il mistero è anche filosofia, antichità e arte. Molto più di un giallo, insomma, e molto più di un mistery, quasi un film o meglio un film documentario da sfogliare e leggere invece di guardare. Un romanzo unico e sofisticato che vi incollerà alle pagine e soprattutto vi renderà curiosi oltre l’inverosimile. 

Antonia del Sambro

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