Moriarty e il mistero del dodo



Sophia Rhei
Moriarty e il mistero del dodo
Rizzoli
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Numerosi libri per ragazzi hanno per protagonisti giovani che diventeranno grandi investigatori, ad esempio Sherlock Holmes junior, di cui in Italia attualmente si contano quattro serie aperte. Il racconto della spagnola Rhei, invece, propone la storia di Moriarty, che diverrà il grande criminale supernemico del Re dei Detective, al momento ancora assente, mentre è presente John Watson, buon amico e succubo del “cattivo” e già destinato a diventare medico. Moriarty non ha ancora tracciato con precisione la sua identità e il suo futuro: è intelligente, furbo, bugiardo, dispettoso, non socievole né affettuoso, sempre pronto ad architettare monellerie e cattiverie nelle quali trascina il pacioso e devoto amico; gli piace bruciare le formiche con la lente di ingrandimento (ahiahiahi). La vicenda nella quale, a sorpresa, il piccolo Moriarty indaga con spirito di osservazione e acume investigativo-deduttivo, è un giallo ambientato in epoca vittoriana, di cui ha tutti i tic e gli stereotipi, la leggerezza e una vena umoristica. L’autrice si diverte a far comparire in una festa in una magione altoborghese famosi personaggi storici come il timido e balbuziente Reverendo Dodgson con macchina fotografica, la piccola Alice Liddell che racconta una storia con un coniglio bianco, il dottor Darwin reduce dal giro del mondo, un bambino vestito di nero che si chiama Jack e ama squartare gli uccelli (promette bene, anzi male). Tutto si mette in moto quando arriva lo zio Theodosius con una maestosa e misteriosa fidanzata nera dall’isola Mauritius e con un dodo, raro esemplare di una specie quasi estinta che ritiene essere l’antenato dell’uomo a dispetto della teoria dell’evoluzione. Ma il pennuto scompare, forse rubato, e inizia una sarabanda di sorprese, incidenti, sospetti, equivoci, rivelazioni. Molti sono coloro a cui il volatile faceva gola, per le più svariate ragioni. Con classico scioglimento finale: tutti radunati in salotto e gran colpo di scena.

 

Fernando Rotondo

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