Nove minuti è la durata massima di un servizio della storica trasmissione di Rai 3 Chi l’ha visto?, che anche la prossima stagione sarà condotta dalla brava Federica Sciarelli.
Franco de Chiara è uno dei volti più noti della trasmissione, da anni in prima linea come regista-inviato, anche all’estero, con il compito di indagare e dare risposte alla scomparsa delle persone che improvvisamente, per un motivo o per l’altro, non fanno ritorno a casa.
Il libro in questione, veramente godibile e ben fatto, è uscito qualche mese fa per Anteprima, e ha subito ottenuto un buon successo di pubblico.
Bisogna dar merito a De Chiara di aver realizzato un libro scorrevole e che non annoia mai, costituito da diversi racconti che narrano le sue esperienze, in Italia e nel mondo, durante la realizzazione di alcuni servizi per Chi l’ha visto?.
La scelta di De Chiara non è caduta sui casi più emblematici (lo ricordiamo, ad esempio, come attento curatore dei servizi riguardanti la scomparsa di Elisa Claps), ma su racconti che, per un motivo o per l’altro, lo hanno toccato maggiormente.
Non si pensi però a storie strappalacrime. L’atteggiamento di De Chiara è diretto, ironico, in grado molto spesso di rubare al lettore un sorriso, questo grazie al racconto di aneddoti divertenti che lo hanno visto spesso protagonista durante la realizzazione dei servizi. Insomma, un must per i numerosi fan di Chi l’ha visto?, che potranno vivere il dietro le quinte del loro programma preferito, ma vivamente consigliato anche a chi non è appassionato della trasmissione. Non più di nove minuti è straordinariamente godibile, con un ritmo rapido e accattivante.
Franco, dopo tanti anni di lavoro hai sentito l’esigenza di fissare su carta la tua esperienza di regista a Chi l’ha visto?. Com’ è nata questa idea?
Nasce semplicemente dal fatto che, dopo tanti anni di lavoro, mi sono reso conto di sentirmi osservatore privilegiato di una realtà alla quale, non avrei mai potuto partecipare, se non con il mio lavoro. Una sensazione strana, che mi ha spinto a non tenere per me queste storie e provare a scriverle per condividerle, cercando di trasmettere le mie emozioni.
Come mai hai scelto di raccontare storie minori rispetto ad altri casi di cronaca più eclatanti di cui ti sei occupato?
In tutti questi anni ho realizzato per Chi l’ha visto? circa 320 servizi, per cui è vero che avevo l’imbarazzo della scelta. L’obiettivo era quello di descrivere dall’interno ciò che capita a chi, come me, realizza un servizio per la trasmissione, per cui ho deciso di raccontare le storie più emblematiche non tanto per il programma ma per me, quelle quindi che mi hanno colpito di più umanamente, per i motivi più diversi.
Il tono del racconto e il tuo approccio è a tratti disincantato, ironico: è forse un modo per proteggersi, sopraggiunto col tempo per fronteggiare situazioni lavorative talvolta molto pesanti?
Questo atteggiamento, credo, faccia parte della mia natura. Il fatto è che, pur avendo a che fare con le storie più drammatiche, il fatto di tenere il muso non cambia di una virgola la situazione. In tutti questi anni ho sempre fatto il possibile per aiutare chi ne aveva bisogno, ma ho anche tentato, quando possibile, di alleggerire il tempo passato con i famigliari delle persone scomparse, sempre rispettando la loro preoccupazione ma conscio del fatto che il mio atteggiamento non avrebbe potuto cambiare gli eventi. Ovviamente dipende anche da chi hai di fronte, devo dire che con qualcuno si è creato un rapporto vero di amicizia, che dura ormai da anni, come spiego nel libro.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Posso anticiparvi che, dopo 17 anni, dalla prossima stagione io e altri registi storici che per anni hanno realizzato la maggior parte dei servizi di Chi l’ha visto? non faremo più parte della trasmissione. Del resto le storie d’amore finiscono, ovviamente non è stato facile fare questa scelta però ho altri progetti per il futuro, sempre in RAI. Un nuovo libro? Chissà.