Le ombre della sera – Bruno Morchio



Bruno Morchio
Le ombre della sera
Garzanti
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Le ombre della sera. Bacci Pagano e un’indagine senza capo né coda

L’amicizia, la morte,  il volere sapere a tutti costi la verità, gli anni che passano tropo veloci e la buona cucina ligure. A conti fatti sono questi i principali ingredienti della storia  che riporta in scena Bacci Pagano.  Lui che lavora ancora, non è morto nossignori  e, se l’avevate pensato, male! Male davvero. E infatti Bacci è tornato.
Ma tornato per essere coinvolto suo malgrado in un’indagine che non vorrebbe proprio dovere fare.  E infatti nicchia, prova a negarsi e quando finisce con l’accettare, lo fa a mezza bocca, con riserva. Non gli piace andare a frugare in quel passato, nel passato di Cesare Almansi.
Solo l’arrivo della vecchia amica e compagna di scuola Katia Airoldi  che non vedeva da otto anni, dal giorno del funerale del marito, l’ha praticamente plagiato. Katia gli è  piombata  in casa quando  Bacci aveva  appena finito di  preparare il pesto per la cena  e, suo malgrado, l’ha messo alle corde. 
Lei che si arrovella ancora a anni di distanza, non trova pace, vuole sapere,  deve capire a tutti i costi cosa abbia  veramente causato  la morte di suo  marito nel 2015. Il padre dei loro  due figli. Un uomo con il quale bene o male, ha condiviso tutta una vita di moglie , pur non ignorando le sue frequenti infedeltà. Nel 2015, otto anni prima, Cesare Almansi rappresentava la sua regione  in senato, eletto per  far passare  un ambizioso progetto sul riciclo dei rifiuti.  Ma l’epoca non era ancora matura, il suo progetto era stato praticamente impallinato,  limato, corretto, sminuito fino a farlo  diventare un’altra cosa. Il fatto l’aveva deluso,  ferito e tuttavia era rimasto a  battersi a Roma, continuando a lavorare, portando avanti altre idee  utili benché meno ambiziose…  Qualche  nuovo agguerrito rivale? Un oscuro  nemico che lo voleva morto?
Strano, anzi  praticamente impossibile, perché l’inchiesta successiva,  compiuta scrupolosamente da procura e polizia,  aveva subito escluso un’omicidio e la possibilità di  un attentato.  Tanto per cominciare la macchina non era stata manomessa e poi sull’asfalto zero  tracce di frenata. Cesare Almansi  non aveva bevuto, né preso farmaci. Per andare a sbattere in quel modo era  ipotizzabile un colpo di sonno.
Era  stata quella  la causa del suo mortale incidente quando alle due di  mattina di un martedì, con la sua BMW, lanciata a centottanta all’ora, era andato a  schiantarsi contro il guardrail?  La sera precedente, prima di partire, aveva cenato a Roma a tavola  con un giovane collega. Poi a mezzanotte aveva recuperato la macchina  dal  garage e via. Ma dopo, dopo? Cos’era successo veramente per l’autostrada? Almansi d’abitudine non viaggiava di martedì, mentre  invece rientrava a casa puntualmente  ogni venerdì sera. La sua agenda romana, in mano alla vecchia e fedele  segretaria, riportava diversi appuntamenti per i giorni successivi. Appuntamenti che non erano stati cancellati e lui era un uomo molto preciso. Cosa l’aveva spinto a tornare in fretta e furia a Genova? E la sua morte era dovuta a  un tragico incidente  o  magari a un  suicidio? Ma un suicidio perché? Che motivi poteva avere il ricco e sicuro Cesare Almansi per togliersi la vita?
Con tristezza e controvoglia, per indagare su quella morte, Bacci sarà  costretto a tornare al passato, a imbarcarsi in una come la definisce Morchio “un’indagine senza capo né cosa” impegnato a sfogliare di nuovo il corposo album dei suoi ricordi buoni, meno buoni, cattivi e addirittura tragici. E soprattutto dei tanti ricordi condivisi con il morto a cui lo legavano una grande amicizia dai tempi della scuola. Figlio dell’uomo che l’aveva salvato, difendendolo e tirandolo fuori di prigione dopo aver già scontato  cinque anni di un’ingiusta condanna.  Un’amicizia addirittura fraterna, ma che dopo aveva  anche ha conosciuto lunghissimi  anni  di lontananza, trentatré addirittura,  durante i quali  non si erano  mai sentiti. Perché era successo? Cosa li aveva allontanati , dividendo le loro strade per così tanto tempo? E  perché?
Un’indagine ostica e, per ricostruire pezzo pezzo e a fatica gli ultimi giorni di Almansi, Bacci dovrà riallineare  tutte le sue ipotesi e indovinare il perché dell’ultimo libro che l’amico leggeva prima dell’incidente. Ma non basta, perché gli serviranno anche i lumi di Giulia, sua nuova e combattiva compagna, quelli del vecchio amico, l’ex vice questore  Pertusiello, storico alleato di tante avventure e della figlia Aglaia che vive e lavora a Parigi  ma pare disposta  a trasformarsi in una consulente.  Si rivelerà lo stesso una  cupa e difficile indagine, solo alleggerita da spunti di gusti e sapori domestici e  dalla scoperta in compagnia  di piccole trattorie dell’entroterra.
Pian piano, con il passare dei giorni, attraverso confidenze e  sofferte confessioni tornano i particolari lontani, i ricordi permeati  di malinconia, mentre qualcosa emerge per chiarire meglio  i veri rapporti  intercorsi tra  Almansi e quelle che sono state  le persone davvero  importanti nella sua vita. Una verità con la quale anche Bacci dovrà riuscire a confrontarsi, tenendone conto. Ma per offrire  delle  possibili risposte, la strada sarà  molto lunga e tutta in salita
Bruno Morchio definisce questo suo libro, che almeno  in apparenza parrebbe un nuovo romanzo della serie di Bacci Pagano, un’altra cosa. Ovverosia dichiara senza mezzi termini è “una sfida al romanzo giallo e ai suoi cliché” che li rendono troppo spesso simili e sempre  ancorati  a una  stessa linea della trama.  E infatti Morchio si è divertito a trasformare il  suo:  Le ombre della sera in una specie di viaggio/scoperta  interiore  del protagonista che riesce  a scavare più a fondo nella vita, nei desideri,  nei timori e nei sentimenti dei diversi personaggi e lo costringe  a riflettere sull’amicizia, sullo scorrere  del tempo, sulla morte, e persino su se stesso e la propria individualità.
Un libro che, in chiave con le sue riflessioni, ha voluto dedicare a tutti coloro che ha perso per strada. Vivi o morti e quindi  anche a tutti coloro che per difficoltà o propria scelta esistenziale  hanno imboccato un diverso cammino dal suo, dileguandosi  nel nulla come meteore… 

Patrizia Debicke

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