Siglufjörður, è un paese sorto in un fiordo sulla costa settentrionale dell’Islanda, prospero nei tempi in cui i banchi di aringhe transitavano al largo nel mar Glaciale: tutti pescatori gli abitanti, oppure addetti alla lavorazione del pesce nelle piccole fabbriche. Oggi, grazie alla costruzione di un tunnel, molti abitanti della capitale hanno lì una seconda casa, arrivano turisti e il paese non è più sicuro come prima, rischia di perdere la sua innocenza…Â
Il tempo si è fermato in quel luogo, dove le casette di legno a colori vivaci gareggiano con i verdi e i blu dell’aurora boreale nel cielo. Intorno, nel lunghissimo e buio inverno, solo il bianco della neve, o la pioggia gelida e il vento delle stagioni di mezzo, mentre il sole della breve estate illumina e scalda fino a tarda notte. I paesani sono abituati a un clima inclemente, estremo, che condiziona le loro vite.Â
Un paese dove non accade mai nulla, dove bisogna temere le forze della natura più dei vicini di casa. Eppure c’è qualcosa di sinistro che si nasconde sotto l’apparente tranquillità di quella comunità isolata: l’animo umano, con le sue perversioni e la violenza, non cambia, a qualunque latitudine, ed emerge quando interessi e passioni si scontrano e spaccano la superficie liscia e lucida come ghiaccio.
Herjólfur, il nuovo ispettore capo della polizia, viene trovato ucciso in una casa abbandonata e maledetta, dove in passato è accaduta una morte misteriosa. Stava indagando, forse, su un traffico di droga?Â
Il suo vice, Ari Þór, lunatico, impulsivo, facile agli scatti d’ira, è affiancato dal precedente superiore e mentore, Tòmas, arrivato da ReykjavÃk, un tipo tosto. I due rapidamente si scontrano con il sindaco, che nasconde scheletri nell’armadio, con un pezzo grosso e un malavitoso locale. Trovano legami con una vicenda lontana nel tempo, i cui effetti nefasti si tramandano di generazione in generazione.
Il clima e il paesaggio dominano nella narrazione, l’influenza dell’ambiente sui personaggi conduce il lettore in un territorio non molto conosciuto, che affascina e respinge: il quadro della società in quel remoto angolo di mondo caratterizza questo noir di notevole spessore, dove la suspense non manca, fino al colpo di scena spiazzante del finale, che porta a riflettere sul rapporto tra vittima e carnefice, tra violenza subita e agita. Un tema che gli scrittori di gialli amano trattare, forse alla ricerca di una comprensione dei fatti di sangue che porti alla consapevolezza e alla prevenzione. O forse solo all’analisi di un fenomeno antico come l’uomo, probabilmente irrisolvibile perchè la parte oscura è insita in ognuno di noi, da sempre e per sempre.
RAGNAR JÓNASSON (1976), avvocato, giornalista, traduttore e scrittore pubblicato in trentadue paesi con milioni di copie vendute nel mondo, insegna diritto d’autore all’università di ReykjavÃk. Membro della Crime Writers’ Association britannica e co-fondatore del festival Iceland Noir, è l’autore della serie Dark Iceland, un successo internazionale, di cui Notturno islandese è il quinto episodio.