Jo Jakeman – Quella mattina prima di morire



Jo Jakeman
Jo Jakeman
Newton Compton
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Scritto con l’espediente narrativo di procedere a ritroso nel tempo, l’incipit è, neanche a dirlo, il giorno del funerale di Phillip.
Sui funerali l’autrice indugia sempre su alcuni particolari, come il feretro foderato di raso o anche sui comportamenti e il manierismo di certe cerimonie, durante le quali impera la bugia e le falsità, per tener fede a quel black humor del tutto inglese, di cui si può ben dire che tiene alta la bandiera.
Imogen, l’io narrante, si era sposata e aveva avuto sei anni fa un figlio Alistar con Phillip Rochester, cinquecentoquarantotto giorni prima che morisse, lui l’aveva lasciata, ma non avevano ancora finalizzato il divorzio, pertanto lei risultava la vedova. Al funerale erano presenti Naomi, l’attuale compagna di Phillip e Ruby, la prima moglie di Phillip. Solo loro tre, Naomi, Imogen e Ruby potevano capire quanto fosse appagante sapere che Phillip Rochester sia morto come meritava. Da queste parole si scatena un susseguirsi di eventi, alternati tra giorni, mesi e anni prima del funerale e alla fine anche dopo questo benedetto funerale, durante i quali viene spiegato come si è arrivati alla morte di Phillip, quali sono stati i suoi comportamenti durante quel periodo, le sue richieste, i fatti e gli antefatti, il percorso, gli imprevisti che alla fine portano il lettore ad un sentimento liberatorio dalla presenza di questo ignoto conosciuto. Tutto si mette a posto per le tre co-protagoniste che incontriamo tutte contrite al funerale nella prima pagina e sembra come quando una torta, venuta male, viene ricoperta dai riccioli di panna.
Jo Jakeman nata a Cipro, vissuta a Londra, è al suo romanzo d’esordio con Quella mattina prima di morire, vincitrice della prestigiosa competizione letteraria Friday Night Live di York, ha scritto un revenge (vendetta) thriller, più che un thriller psicologico, come da molti è stato definito. L’autrice si è attenuta pedissequamente ai dettami delle scuole di scrittura che ha frequentato e si vede, perché è scritto molto bene, ma poco spazio lascia alla sorpresa e alla suspense a causa della rivelazione istantanea dell’identità del cadavere e delle anticipazioni sulla vita e sul carattere di questo personaggio. Insomma la storia scorre su binari noti, abbastanza scontati, e alla fine risulta noiosa per il lungo indugiare su risvolti facilmente intuibili da parte del lettore. D’altro canto tutto questo lascia ampio spazio ai personaggi e alla loro caratterizzazione, ma ruba tanto, forse troppo, allo svolgersi degli eventi.

Valeria Arancio

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