Dolce vita, dolce morte – Giancarlo De Cataldo



Giancarlo De Cataldo
Dolce vita, dolce morte
Rizzoli
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Con “Dolce vita, dolce morte” Giancarlo De Cataldo inaugura la nuova collana di Rizzoli intitolata Novelle nere, dedicata alla riscoperta dei cold case italiani, misteriosi delitti rimasti irrisolti che continuano ad affascinare il pubblico a dispetto dei decenni trascorsi.

Il fatto di cronaca nera che ha ispirato l’ex giudice di origine salentina nella scrittura di “Dolce vita, dolce morte” è quello che coinvolse Christa Wanninger, uccisa brutalmente nel 1963 in una vicenda finita al centro di un vortice di avvenimenti oscuri e successive ipotesi agghiaccianti.

L’aspirante attrice tedesca di De Cataldo si chiama però Greta, Greta Müller, ventitreenne bavarese con il sogno del cinema e della Dolce Vita di rito romano. Ed è un’Urbe felliniana e popolata da personaggi leggendari come Mastroianni, quella di Via Veneto e Piazza di Spagna, la città in cui si muove Marcello Montecchi, il giornalista personaggio principale del romanzo, un uomo costretto a sacrificare l’ambizione di diventare il nuovo Flaubert per limitarsi a scrivere con stile articoli sul settore spettacoli della Capitale.

Melomane, come molti characters di De Cataldo, Montecchi incontra Greta in una delle numerose serate mondane a base di alcool e sesso effimero. Ne nasce una breve storia e, dopo un periodo senza sue notizie, il giornalista ritrova nuovamente la giovane tedesca. Cadavere, su un pavimento, quando viene inviato, dal capo redazione, a predisporre un pezzo dei suoi per quello che si rivelerà un omicidio irrisolvibile.

Trascorrono gli anni nella Città eterna e, ai tavoli della romanità notturna, Pasolini e Moravia sostituiscono Fellini e Mastroianni. Così come nella realtà, in “Dolce vita, dolce morte” le piste investigative si rincorrono, senza condurre apparentemente in nessun luogo ma rischiarando fiocamente scenari che in un nugolo di non detti lasciano apparire i volti di personaggi insospettabili.

Perché è questa la caratteristica di Roma nostra che da millenni affascina: le trame impronunciabili, gli intrighi architettati in ogni momento e ovunque, anche e soprattutto nelle alcove dei potenti, l’invidia e la pochezza umana riflessa dalle azioni turpi di chi può tutto.

E “Dolce vita, dolce morte”, creazione di un uomo e autore che conosce a fondo la meravigliosa città decadente distesa sul Tevere, non poteva che condensare questi infiniti aliti di vita e di morte in una novella nerissima.

Thomas Melis

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