A Dio spiacendo



shalom auslander
A Dio spiacendo
guanda
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Quanti di noi possono sinceramente dire di avere un rapporto sereno e risolto con Dio? Non c’è religione che tenga e in un modo o nell’altro, o prima o poi, con l’Altissimo, tutti abbiamo avuto a che fare.

Questo è il motivo per cui A dio spiacendo è un libro universale. Si tratta di quattordici esilaranti racconti scritti appositamente per tutti coloro che, almeno una volta nella vita, hanno avvertito il disagio causato da un divino sguardo di disapprovazione e immaginato l’Onnipotente pronunciare inappellabili giudizi di dannazione o di gloria eterne.

Dalla rigida educazione ebraico-ortodossa che gli è stata impartita Shalom Auslander attinge, come da un’inesauribile fonte, per dipingere inedite fattezze di Dio e prendersi gioco di paure e superstizioni, esorcizzandole con una risata. Dio è un giustiziere: “tirò fuori la sua pistola, le tolse la sicura e se la mise nella tasca del blazer «Vediamo di concludere» disse”; ma anche un manager spietato, che varca “a grandi passi la porta d’ingresso degli uffici dell’agenzia pubblicitaria di Manhattan Goldsmith Deutsch & McCabe”, e poi ancora, Dio è un pollo: “«Lo sai» disse Pollo «che è la prima parola che dicono tutti quando mi vedono? ‘Cazzo!’ Come credi che mi faccia sentire?»”.

Feroce, beffardo o indifferente, insomma, pare proprio che Qualcuno muova i fili di tante misere esistenze, compresa la nostra. Con questo libro, elegante e spassoso, Auslander suggerisce che il segreto per vivere meglio stia nella capacità di non prendersi troppo sul serio e nella liberatoria intelligenza della leggerezza.

stefania perosin

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