Prima che vi uccidano



giuseppe fava
Prima che vi uccidano
bompiani
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Giuseppe Pippo Fava è stato ammazzato a Catania il 5 gennaio del 1984 con cinque colpi di pistola alla testa. Dopo più di ventisei anni le sue parole ritornano in vita attraverso il romanzo Prima che vi uccidano, apparso per la prima volta nel 1976.

Bompiani ha deciso di ripubblicare il libro di Fava con la prefazione di Roberto Saviano, ormai un simbolo della lotta alla camorra. E non è un caso. Perché Pippo Fava è stato ucciso dalla mafia, anche se molti hanno cercato di negarlo. Nella sua attività di giornalista non ha avuto paura di denunciare gli abusi dei notabili locali, le speculazioni edilizie, il potere mafioso e una società, spesso, vile. Nella sua attività di romanziere ha mantenuto tutti questi elementi attraverso il racconto di una Sicilia antica fatta di istinti primordiali e di passioni, di amore e di odio, di fame e di sete. In Prima che vi uccidano il linguaggio e la struttura narrativa aderiscono perfettamente al luogo del romanzo, una vallata siciliana del secondo dopoguerra: le lacrime delle donne, la fatica dei contadini, il sudore dei minatori, l’odore di terra. Per questo a tratti la narrazione risulta difficile da digerire, ma solo in apparenza.

In realtà, in 406 pagine si affronta un viaggio all’interno di un mondo tanto drammatico quanto vero. Lungo la strada si incontrano moltissimi personaggi per i quali si legge tra le righe un interrogativo: riusciranno a ribellarsi a una fine miserabile? Fin dall’inizio, infatti, si intuisce un destino tragico, un senso ineluttabile di morte a cui ognuno cerca di sottrarsi lottando per riaffermare il proprio diritto alla vita. Lo fa Michele Passanisi che prende la via della delinquenza pur di non arrendersi alla miseria. Lo fa la sua adorata Stellina che combatte per difendere il suo amore e per sconfiggere la sua malattia. Lo fa l’avvocato Ieli che ritiene lecito calpestare qualsiasi uomo si metta contro di lui. Lo fa il misterioso Rossano che cerca di esortare le folle alla ribellione. Lo fa Alfio Scirpu che sogna il Venezuela come unica soluzione. E lo fa suo padre Turi che ogni giorno si spezza la schiena in campagna per ripagare il terreno che ha voluto a tutti i costi. Fino ad arrivare a chiedersi quale sia il senso di una vita passata a lavorare dall’alba al tramonto, per poi andare a dormire e ricominciare l’indomani. Questa domanda esistenziale aleggia invisibile in tutte le pagine del libro. Qualcuno riuscirà a trovare una risposta… prima che lo uccidano?

marilia scavone

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