Quattro chiacchiere con Marino Magliani

Marino Magliani è uno scrittore appassionato di storia che ha scritto parecchi libri sull’era napoleonica. Ha viaggiato molto e attualmente vive in Olanda. Recentemente ho avuto il piacere di leggere il suo ultimo lavoro “la tana degli alberibelli” e  avendone la possibilità gli ho posto alcune domande al fine di soddisfare alcune mie curiosità sul libro, ma non solo.

“La tana degli alberi belli” è un romanzo noir in piena regola, che affronta almeno tre filoni principali, 2 ambientati nel nostro passato anche se di periodi abbastanza diversi, il primo nell’era napoleonica, il secondo nella resistenza. Il terzo è quello più attuale. Marino Magliani quanto tempo dedica alla documentazione storica, per i suoi romanzi?
Cerco sempre delle scappatoie: con l’estate dopo Marengo ho fatto raccontare la storia, la geopolitica, diciamo, della terra ligure e del basso Piemonte, a tre disertori, i quali, proprio per via della loro condizione, sapevano ben poco. Con la Tana e specialmente sul filone della Resistenza, ho dato la voce a narratori dell’entroterra poco informati dei fatti, divertendomi a far conoscere certi aspetti ma a farne disconoscere altri. Parlando del porto, tuttavia, e intendo quello di Porto Maurizio, che sta diventando il più grande porto turistico del Mediterraneo, ho provato a informarmi e a dire il vero.

Cementificazione della costa e dell’entroterra, ovviamente il comune indicato non esiste, ma quanto è frutto della fantasia e quanto è stato ispirato dalla realtà dei fatti?
Come dicevo prima la realtà per chi vive a mezza costa è sotto gli occhi di tutti, il mare, per chi va sul porto che un tempo ospitava solo pescherecci, non si vede più e al suo posto titanici ferrosi barconi con elicottero sul tetto.

L’idea dell’organismo europeo che decide di indagare sul sistema delle scatole cinesi, messo in piedi per sfruttare i fondi europei, è stata ispirata da fatti reali, o è solo frutto dell’immaginazione o dall’intenzione di mettere sotto pressione i maneggioni?
Quello È frutto della fantasia, sarebbe il colmo altrimenti…

Ha scelto il genere giallo perché il documentario d’inchiesta, non avrebbe raggiunto la stessa fascia/quantità di utenti/lettori? Oppure il motivo è un altro? Se così, quale?
Credevo fosse il miglior modo per assemblare parecchie trame.

Leggendo il libro mi domandavo come mai avesse scelto un ispettore straniero per raccontare eventi legati alla resistenza, poi ho pensato che lo avesse fatto perché gli italiani sono troppo emotivamente attaccati a quegli eventi; è vero o i motivi sono altri?
Ben altri, vivo in Olanda e mi piaceva inventarmi un olandese in Liguria.

Il capo partigiano Iliev è esistito veramente?
Impersonifica tutti i partigiani bianchi, partigiani tra due fuochi, forse, avessi vissuto in quel periodo e ne avessi avuto il coraggio sarei stato uno di loro.

Relativamente a Iliev e alla resistenza, gli eventi raccontati, quanto sono inventati e quanto storici?
Non riesco più a discernere il vero tra le cose sentite da bambino e le cose inventate nelle notti, appena lasciavo le postazioni del racconto, nel carruggio.

Magliani e la “Resistenza”, in che rapporti sono, o sono stati?
I vecchi del mio carruggio mi dicevano che i fascisti erano stati i colpevoli, ma i partigiani pelandroni perché rubavano il bestiame; allora andavo a casa e mia madre mi diceva che i partigiani erano stati gli eroi e i fascisti fascisti. Mi piace pensarla ancora come me la spiegava mia madre, con grande semplicità.

Cosa ne pensa del revisionismo storico in corso in questi anni in Italia?
A me Pansa piace…

Leggendo il libro non ho ben capito l’inizio e sono dovuto tornare a leggerlo. È stato un limite mio, o un escamotage per costringere la gente a rileggere il libro con più attenzione, perché altrimenti si leggerebbe in un paio d’ore, vanificando un lavoro lungo e meticoloso?
Non so dirle, mi creda, come mai non è riuscito a entrarci da subito, ma nessuno escamotage da parte mia, forse parecchie trame, ecco il limite e la bellezza di certi libri, ha detto un critico.

Marino è scrittore di lungo corso, cosa lo ha convinto ad iniziare a scrivere? C’è stato un evento scatenante o è sempre stato un suo sogno nel cassetto?
Due mani sinistre, piace dire, un giorno mi son messo a descrivere la mia incapacità e in parte ci sono riuscito.

Marino Magliani come lo vede il giornalismo díinchiesta in questi tempi? Ha qualche simpatia per giornalisti d’inchiesta attualmente in servizio?
Mi piace Marco Preve, ho saccheggiato il suo saggio “Il partito del cemento”.

Pensa che l’informazione in Italia sia veramente “libera” o  la teoria secondo la quale è soggetta a logiche di mercato, poiché i quotidiani dipendono dai grossi gruppi finanziari e quindi “moralmente” obbligati a chi li finanzia, è qualcosa di più di una teoria?
Devo ancora farmene un’idea.

Ultima domanda, come a scuola le chiedo l’argomento a piacere, ovvero qual è la domanda che avrebbe voluto sentirsi rivolgere, ma che nessuno le ha mai rivolto? E ovviamente poi dovrà rispondere.
Non vorresti raccontare qualcosa che non sia sempre la Liguria? SÌ.

Grazie a Marino Magliani per il tempo concesso e un grazie anche a Roberta Sala per la fotografia.

andrea zannini

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