Il titolo mi ha evocato una trama divertente, facendomi spesso scontrare col malinteso in esso racchiuso.
La storia di Berthe Gavignol si snoda a cavallo tra le due guerre, con incursioni nella sua vita di ragazzina acerba e irresistibile nella sua fisicità, che diviene poi un’anziana, che non disdegna di maneggiare pugnali, pistole e fucili pur di essere rispettata.
Philippon, al suo secondo romanzo, si è imposto con questo genere polar — neologismo che deriva dai termini poliziesco e noir — raccontandoci una storia che talvolta fa ridere, ma di un riso che vira immediatamente nella riflessione.
Cosa è successo a Berthe, per far sì che nella vita abbia dovuto sempre imbracciare un’arma per non subire? Cosa ha sostenuto la sua lucida scelta criminale?
A queste domande cerca di dare risposte l’ispettore Andrè Ventura, che Berthe continua a chiamare Lino, proprio come l’attore (!), quando la vecchietta viene portata in commissariato, dopo aver sparato ai vicini e ai poliziotti, giunti sul posto.
Un rapporto che da subito va oltre il classico interrogatorio: da una parte c’è la sincera curiosità dell’ispettore, consapevole di trovarsi di fronte a un personaggio particolarissimo, dall’altra c’è tutta la vita di Berthe Gavignol.
Una vita che ha conosciuto la tragedia della guerra, della morte, della solitudine e che si è accumulata tutta — non detta — in un corpo fragile ma forte, dietro quelle espressioni rugose e che ora reclama per uscire.
Sotto gli occhi curiosi e increduli degli agenti il commissariato diviene, per Berthe, un confessionale, dove il dualismo schizofrenico tra poliziotto buono e poliziotto cattivo dura ben poco perché Ventura, pur autorevole rappresentante della legge, a quella nonnina vuole bene e vuole sapere tutto.
Ma la legalità, si sa, non sempre equivale alla giustizia. La giustizia diventa personale e mutevole, un po’ come la verità: ognuno ha la sua.
E nel racconto della sua lunga carriera criminale conosciamo Berthe: le continue violenze che ha subito, le umiliazioni, tutto ciò a cui si è ribellata. E non possiamo fare a meno di tifare per lei