Il problema del divano è risolto.
Da che ricordo, sono cresciuto sentendomi ripetere che la catastrofe è dietro l’angolo. Negli anni ’80 ho incrociato il passo con The Day After, Interceptor, Hokuto no Ken, Conan il ragazzo del futuro e molti altri, mentre nel versante letture mi ero particolarmente affezionato alla serie libri game Guerrieri della strada di Joe Dever.
Tutti riferimenti culturali che non mi hanno mai permesso di immaginarmi un domani “normale”. Ora che sono passati trenta anni, in alcuni casi si tratta di una vita intera, posso dire di aver visto un pezzettino di quel futuro che mi minacciava all’epoca e ancora non è scoppiata la grande bomba, siamo “solo” imprigionati nella crisi che, forse, la precede.
A farmi paura non è la povertà, i troppi giorni che mancano alla fine del mese o il calo del potere d’acquisto della moneta, ma lo sforzo che compiamo per risolvere il problema del divano.
Mai sentito parlare di Fight Club? Cerchiamo di essere completi consumando ad altissima velocità qualsiasi prodotto, frantumiamo la nostra personalità in riflessi digitali e scimmiottiamo modelli bidimensionali per essere completi, perfetti.
Delle due l’una: invertiamo la marcia o cerchiamo di farci una bella abbronzatura atomica.
Siccome nessuno pare interessato a cambiare rotta, cara apocalisse passa a trovarci.
Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood è un romanzo che getta uno sguardo dopo l’emergenza nucleare e racconta la quotidianità di una donna in un mondo distopico chiamato Galaad, uno stato monoteocratico sorto dalle ceneri degli Stati Uniti d’America.
Nel tentativo di restaurare i “vecchi valori” i Figli di Giacobbe hanno ingaggiato una guerra santa contro l’ordine libertino della democrazia, gli infedeli religiosi e le donne. Con l’inasprirsi del conflitto i ribelli hanno effettuato una serie di sabotaggi alle centrali termonucleari, compromettendo la capacità di concepire degli esseri umani. Tutto è affidato alle Ancelle, schiave rieducate in centri governativi per essere poco più di un oggetto a disposizione dei “capitani” e figliare al posto delle mogli.
La voce narrante è Difred, il nome è un patronimico che indica la proprietà, la vera identità della protagonista è un’altra, impegnata a raccontarci un’esistenza in bilico tra l’abitudine all’impossibile e un passato sull’orlo del precipizio.
Il 7 dicembre a Como durante la XXVII edizione del Noir in Festival verrà conferito il premio Raymond Chandler a Margaret Eleanor Atwood. Pluripremiata autrice canadese che, attraverso la sua attività letteraria e poetica, è molto attiva nelle tematiche femministe e ambientaliste. Il racconto dell’ancella sia per i contenuti che per la narrazione è accostabile a capolavori come 1984, Il mondo nuovo, Fahrenheit 451. Oltre a profonde riflessioni sull’attualità e i rischi della nostra società, rappresenta il lato inedito della tragedia: la parte femminile.
Come molti dei classici è in grado di far riflettere oltre la contingenza e deve essere letto senza tutti quei fastidiosi fondamentalismi per apprezzarne a pieno il messaggio.
Tutte le opere di Margaret Atwood sono pubblicate in Italia da Editore Ponte alle Grazie e su Timvision è possibile vedere la serie tv omonima.
Margaret Atwood sarà presente a Milano dove le verrà consegnato il Premio Chandler
06/12/2017 h 12:00
RAYMOND CHANDLER AWARD: MARGARET ATWOOD
IULM – Sala dei 146
presentano Antonio Scurati e Nicoletta Vallorani
h 18:00
RAYMOND CHANDLER AWARD: MARGARET ATWOOD
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli – Sala polifunzionale
presenta Chiara Valerio