Rapimento e riscatto



Vito Bruschini
Rapimento e riscatto
Newton Compton
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La storia romanzata del rapimento, forse il più discusso e contestato della storia, di John Paul Getty III, nipote del miliardario americano, l’uomo più ricco del mondo, ricostruita dal giornalista e scrittore Vito Bruschini. L’ultimo suo libro infatti, Rapimento e Riscatto, ci porta a rivivere dopo più di quarant’anni il sequestro di un ragazzo, Paul Getty Jr,  rapito quasi per scommessa da una banda di sprovveduti malavitosi romani di mezza tacca e poi ceduto alla malavita calabrese che dominava la Sila. Un evento che risale agli anni Settanta (al 1973, per l’esattezza).
Romanzo di grande attualità perché alla fine del 2017 è arrivato nelle sale cinematografiche mondiali (in Italia il 4 gennaio 2018) il film Tutti i soldi del mondo, diretto da Ridley Scott, in cui si narra di questo rapimento. Il ruolo del nonno, il Paperon dei Paperoni Paul Getty il plurimiliardario americano, è interpretato da Christopher Plummer che all’ultimo momento ha sostituito Kevin Spacey ( tutte le scene infatti girate all’inizio con il celebre interprete di House Of Cards, dopo lo scandalo sessuale holliwoodiano che l’ha visto coinvolto sono state eliminate dalla produzione).
John Paul Getty III, nipote sedicenne del magnate americano considerato allora l’uomo più ricco del mondo (cinque mogli, cinque figli e quattordici nipoti), che viveva a Roma con la madre, divorziata dal padre, scomparve nella notte del 10 luglio 1973 nella zona di piazza Farnese. In quel periodo la capitale italiana era lo scenario preferito della star cinematografiche che battevano via Veneto per l’aperitivo e di notte i night di moda, con i paparazzi che volteggiavano per il centro in Vespa, sempre affamati di scoop, e tentavano di introdursi nei salotti. E proprio Roma, ma soprattutto Campo de’ Fiori, Santa Maria in Trastevere e Piazza Navona, erano la meta privilegiata di artisti, pittori, registi, poeti, scrittori, pseudo intellettuali di ogni genere e hippy. Tra questi si aggirava il giovanissimo Paul Getty III, di appena sedici anni, spesso sotto effetto di alcol o droghe. Un’esca irresistibile per qualche piccolo delinquente locale che avesse voluto uscire dal solito giro di furtarelli da poche lire. Così una sera il più grosso, Sarchiapone, convinse gli amici Bavoso, Topo Gigio, Ferce Azzurra, Findus e Dalmata a mettersi sulle tracce di quel ragazzo scapestrato, quel certo Paul Getty III  “roscio” e pieno di lentiggini per studiarne il sequestro e incassare il riscatto. Ovviamente per organizzarlo davvero ci volevano troppe cose: soldi, macchine, posti sicuri dove nascondere la vittima. Ma una soluzione c’era: bastava pedinare il ragazzo, scoprire le sue abitudini, i punti deboli e accordarsi coi calabresi pretendendo una percentuale. Detto fatto, infatti la notte del 10 luglio del 1973 lo rapirono, lo consegnarono alla ’Ndrangheta e Paul Getty III scomparve. Se da principio tutti pensarono che se ne fosse andato come aveva già fatto più volte e che sarebbe tornato dopo pochi giorni, una prima telefonata minatoria terrorizzò sua madre, Gail Harris. Il 17 luglio infatti una voce le annunciava che suo figlio era stato rapito e che per riaverlo doveva preparare il riscatto. Ma il guaio fu che nessuno ci credette  davvero. Tutti, compresa la polizia, pensarono che Paul avesse organizzato il suo finto sequestro per spillare soldi al nonno. I giornali ne parlarono poco, le successive comunicazioni non furono prese sul serio, la madre chiese aiuto al marito, conferme ai rapitori, si fecero mille illazioni, tanto che tre mesi dopo la sparizione del ragazzo, la famiglia e gli inquirenti erano ancora divisi tra le ipotesi di un sequestro e quella di una messa in scena. Ma quando fu consegnato al Messaggero un plico contenente una lettera e una bustina di plastica con dentro l’orecchio amputato di Paul, non ci furono più dubbi. L’atroce mutilazione scioccò l’opinione pubblica italiana e internazionale e da quel momento il sequestro Getty divenne il caso più seguito dai media di tutto il mondo…
Ambientato nella Roma degli anni ruggenti, Rapimento e riscatto è il tragico resoconto romanzato di Bruschini  che ,con brillante taglio giornalistico, descrive le lacrime di una madre, i dubbi di una nazione che pensava a un imbroglio, l’intervento di un ex operativo della CIA, le indagini della polizia, la paura di un ragazzo di sedici anni che aveva perso la propria libertà e rischiava di non fare più ritorno a casa. La cronaca di un fatto vero che ha segnato un’epoca e l’ingresso trionfale della ’Ndrangheta nelle cronache e nel tessuto sociale del nostro Paese. Punto focale della narrazione è la battaglia tra Gail Harris, la madre di Paul, disposta a tutto per riportare a casa suo figlio sano e salvo, e Jean Paul Getty, l’uomo più ricco del mondo, restio a pagare il riscatto fino agli ultimi minuti. Resta difficile da capire come il sedicenne, il “ragazzo” viziato e abituato alle droghe, che è stato in grado di reggere e sopravvivere a prevaricazioni e torture anche fisiche durante i mesi del riscatto, addirittura tentando di liberarsi e combattendo una sua personale battaglia contro i rapitori fino in fondo, si sia progressivamente afflosciato quando è stato ricuperato a un’esistenza che avrebbe dovuto essere normale, finendo con distruggere la sua vita con le droghe. L’impatto con la realtà avrebbe sconvolto la sua psiche peggio che l’inferno della prigionia? Oppure qualcos’altro che non sappiamo? Ma cosa? Aveva retto a violenze, paura, minacce. Quale è stato il terribile fantasma che nel 1981, a casa di un ictus provocato dall’assunzione di una miscela a base di metadone, alcol e valium, lo ha fatto diventare quasi cieco, disartrico e paralizzato, lasciandolo in quella condizione fino alla morte nel 2011, a soli cinquantaquattro anni?

Patrizia Debicke

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