28 marzo: a Sestola, famosa stazione di vacanze dell’Appennino modenese, Michela Fornè, una ricca e ancora giovane signora della borghesia viene ritrovata nel bosco, orribilmente sgozzata, da una veterinaria che stava facendo jogging. Il cadavere della vittima era parzialmente nascosto da un grosso ramo caduto durante un torrenziale temporale notturno. Le indagine vengono affidate al Maresciallo, Elio Biolchini, alla testa della locale stazione dei carabinieri che approfittando della presenza in zona del nipote, l’agente di stanza a Modena, Bonucchi, gli chiederà di raggiungerlo sul luogo del delitto e dare un’occhiata. Ma nome e potenti amicizie familiari il 1 aprile fanno arrivare a Sestola anche il commissario Giovanni Cataldo, detto Vanni. Ricorderete tutti, ma che dico? lo storico personaggio di Luigi Guicciardi, il commissario Cataldo, al top della maturità professionale, ormai vicino alla sessantina, divorziato e con ohimè i figli lontano, che è rimasto alla testa della squadra coadiuvato solo (se si parla della vecchia gurdia) dal sovrintendente De Pasquale. Il grande Muliere non c’è più e anche la sua spalla destra di precedenti indagini, l’ispettore amica e forse qualcosa di più, Lea Ghedini, ha avuto il trasferimento a Pavia. Arrivato a Sestola Cataldo, su suggerimento del Maresciallo, arruolerà come guida e aiutante proprio l’agente di polizia Bonucchi. Gli approfondimenti e i primi interrogatori rivelano che: Michela Fornè aveva chiesto il divorzio dopo svariati anni di matrimonio per incompatibilità, (aveva una relazione) e aveva piantato figlio quindicenne e marito. L’uomo ancora innamorato di lei era un possibile indiziato, ma aveva un buon alibi. Nelle ore in cui la moglie era stata uccisa stava giocando a bridge al circolo. Con la palla dell’indagine passata sulle spalle del commissario Cataldo e quando poi, pochi giorni dopo, un’altra giovane donna, sposata ma con una vita sentimentale movimentata, viene uccisa con modalità molto simili a quelle della Fornè nel suo appartamento cittadino, il nostro è costretto a darsi da fare pungolato dai superiori. Coadiuvato dal sovrintendente De Pasquale e dal giovane Bonucchi, che ha preso sotto la sua ala, Cataldo sarà costretto a portare avanti per dieci giorni una difficile inchiesta. Le due donne non si conoscevano, non avevano rapporti tra loro, unico punto in comune: erano tutte e due separate. Cerca, briga, forca e scava e finalmente salta fuori un labile possibile legame ma le indagini devono confrontarsi con ostacoli, lacci e lacciuoli che rallentano o accelerano, rincorrendo gli sviluppi dell’inchiesta. Gli inquirenti infatti sono costretti ad andare a scavare nel privato di un politico di successo, di un fotografo di moda e di un giornalista sportivo, ma a conti fatti la faccenda langue, non viene fuori qualcosa di concreto. Anzi la situazione si complicherà ancora con un nuovo omicidio. Intuito e tenacia fanno premio, scoperchiando un calderone infernale di sopraffazioni e violenze. Ma non basta perché il successivo epilogo, con l’esatta soluzione del caso, porterà alla luce un’antica storia di terribili errori umani, scoprendo il peso di un passato doloroso coperti da silenzi che ha scatenato un folle vendetta, pretendendo un orribile prezzo di sangue. Sporchi delitti è un thriller ben concepito, con una narrazione che sa immergerci di continuo nelle sensazioni, nelle reazioni emotive e nel punto di vista del killer mentre contemporaneamente riesce a renderci partecipi delle emozioni, della professionalità e dei personali convincimenti di Cataldo. Uno scenario appenninico e campestre magicamente ricostruito e una città, Modena, che vive una sua compiaciuta modernità divisa tra i fasti di provincia e i guai sociali copiati dalla vicina realtà metropolitana. Una Modena con le sue piogge, le sue nebbie, le sue diversità tutte emiliane, perdonata in partenza dell’autore, modenese doc, e invece ancora in un certo senso subita ma accettata da chi forse rimpiange il caldo sole e il mare della Calabria.
Sporchi delitti
Patrizia Debicke