Chuck Palahniuk, la “penna cattiva di Portland”, è tornato e insieme a lui Madison Spencer, la tredicenne terribile già protagonista di “Dannazione”. Non siamo più all’Inferno, questa volta, ma sulla terra. Ritorno non propriamente voluto, ma causato da “una crisi di mezza morte” che costringe la ragazzina a muoversi come un fantasma in uno strano Purgatorio. Parecchio distante dall’immagine classica che siamo abituati a fantasticare. Quanto alla trama, l’intreccio narrativo, le (dis)avventure di Madison, la lotta fra bene e male, fra Dio e Satana per accaparrarsi quote di mercato, sono solo un mezzo. Lo strumento che Palahniuk utilizza per mettere in scena, una volta di più, le fobie, le piccoli e grandi manie, ma soprattutto le nevrosi del popolo americano. Ci troviamo quindi di fronte a una feroce satira nei confronti dei falsi miti del nuovo millennio, una decisa presa di posizione contro l’ossessione (non solo a stelle e strisce a dire il vero) per la celebrità, la ricerca del successo a ogni costo e per ogni forma di culto e religione. Il ritratto, ironico e al tempo stesso feroce, che ne esce, è quello di un paese che ha sacrificato il suo famoso “sogno” a ben altre aspirazioni. Il tutto raccontato con la voce inconfondibile dell’autore. Tagliente e a tratti irritante, ma sempre lucida e convincente. Un mix riuscito di velocità, ritmo martellante e adrenalina.
Sventura
Ferdinando Pastori