Tempi selvaggi -Yeruldelgger



Ian Manook
Tempi selvaggi -Yeruldelgger
Fazi
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“…Yeruldelgger ha altri grattacapi, che non c’entrano con la mia storia di uno yak femmina caduto dal cielo. Sta indagando sul cadavere trovato nel massiccio dell’Otgontenger e, oltretutto, come ti ho già detto, è parecchio provato dall’assassinio di una sua amica…
Se non fosse che siamo nel pieno della steppa mongola e che a parlare è l’Ispettrice Oyun potremmo essere nel bel mezzo del nonsense di un libro di Douglas Adams.
Stiamo parlando invece della saga di successo del paladino della giustizia mongola, un secondo capitolo,Tempi selvaggi, che vede un Yeruldelgger molto più selvaggio (vedi il titolo…), deciso a rendere giustizia all’amica Colette assassinata per coinvolgerlo in una trama intricata e che vede affondare le sue radici in un passato lontano fatto di intrighi, servizi segreti in cui c’entra il suo nemico numero uno, Erdenbat.
E così da Ulan Bator sempre più luogo di malaffare, vittima nel passato dell’influenza sovietica e nel presente di uno smog irrespirabile, si viaggia fino nel nord della Francia, tra Le Havre e Honfleur, là dove un traffico di esseri umani (bambini perlopiù, e Gantaluga sarà tra questi) proveniente dalle steppe sembra essere impiegato per il crimine organizzato. I passaggi sul territorio francese sono descritti da Manook con abilità ammiccante al nobile passato di Simenon (molti i riferimenti al Calvados, ai paesaggi e ai cibi tipici di quei luoghi, tanto da evocare “Il Porto delle Nebbie” in alcuni frangenti).
Un’indagine che lascerà con il fiato sospeso fin dall’inizio, con Oyun che vedrà bene di farsi massacrare ancora una volta sia fisicamente che sentimentalmente, con Gantaluga, Solongo, Saraa e tanti altri personaggi pronti a lasciare il segno nel corso del romanzo.
Quel che è certo è che Manook ancora una volta ha sfornato un buonissimo noir dal sapore asiatico, in grado di legare il lettore sin dalle prime pagine. Sullo sfondo resta la Mongolia, con la sua natura sconfinata e magnifica, con i suoi riti sciamanici e con quel suo passato decadente che affascina il lettore anche in tempi selvaggi come i nostri. D’altronde, come afferma il paladino Yeruldelgger “…sai come si ferma un incendio nella taiga? Bruciando una parte della taiga davanti al fronte delle fiamme. Fuoco contro fuoco…”.
Prendete e leggetene tutti, perché Tempi Selvaggi, il secondo Yeruldelgger,  è tra i migliori noir di quest’anno.

Marco Zanoni

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